Kenda Small Block Eight

Le conclusioni

Tempo di lettura: 7 minuti

Le conclusioni

Ho avuto queste gomme tanti mesi, le ho usate in condizioni assai diverse e spesso sono passate anche settimane tra una uscita e l’altra con loro perché nel frattempo altro richiedeva il mio tempo.

L’inizio è stato buono, devo dire che tranne per la poca comunicativa, aspetto a cui tengo molto, non erano rose e fiori ma nel complesso mi ci stavo trovando bene. Col passare del tempo e dei chilometri e l’inizio dell’usura, abbastanza precoce perché su asfalto il centro degrada presto, sono iniziati a comparire limiti nell’utilizzo sempre maggiori.

Alcuni sono finiti dritti dritti nella colonna dei difetti, altri in quella dei limiti all’utilizzo.

La distinzione non è semantica ma pratica e rispetta un criterio oggettivo. Un difetto è tale quando un componente è dichiarato per un certo utilizzo e messo alla prova nel suo habitat stabilito dall’azienda, si comporta al di sotto delle aspettative minime.

Un limite è quando un componente viene messo alla prova fuori dai sui percorsi congeniali e dichiarati e mostra di non gradirli. A che serve? Serve ad aiutare chi legge a farsi un quadro, perché, diciamolo, non è che uno compra sette paia di copertoncini differenti e li cambia a ogni uscita a seconda del percorso. Si salta in sella e si va, ovunque la strada conduca.

In tanti casi le prove per stabilire se ci siano limiti al di fuori dell’ambito di utilizzo programmato non le svolgo. Prendiamo le Pirelli Velo TT testate in primavera: le porto a raccogliere margherite tra i campi? Una slick da tempo? Ma è talmente ovvio che è inutilizzabile in fuoristrada e se qualcuno ugualmente ci va poi non si deve lamentare, che una prova sarebbe inutile. Il ciclista tipo non si fa proprio il problema di usarle in off road.

Diversamente gomme come queste Kenda Small Block Eight si pongono, potenzialmente, come copertoncini adatti a più situazioni. Il fatto che tante gravel escano di fabbrica con loro di primo equipaggiamento impone verifiche in differenti ambiti. Non solo nel fuoristrada specifico.

E qui arriviamo al paradosso di questi copertoncini: vanno quasi meglio in strada che in off road.

Già, perché francamente se pure voglio escludere la delusione (prevedibile a guardarli da fermi) su terreni pesanti, delusione perché se mi dici che è gomma da ciclocross e il ciclocross da che l’hanno inventato è sinonimo di fango, non posso certo dire che su terreni asciutti abbiano mostrato chissà che prestazioni.

Si scivola facile, si perde trazione se si imprime più forza sui pedali, se capitano quei 10 metri dove il sentiero impenna rischi di doverlo superare bici al fianco perché la pedalata a vuoto ti può far cadere e in frenata serve tanta cautela. Insomma, il buon appoggio in curva non basta a cancellare tutto il resto.

Su strada asfaltata invece mostrano meno problemi. Sono comodi, scorrono e a sporcare l’azione restano le vibrazioni e il rumore, ma tutto sommato non così fastidiosi.

In città sono confortevoli e hanno buon grip, anche sul bagnato. Ci ho pedalato pure con la neve, ma sono troppo fuori l’alveo del loro utilizzo e dire che la tenuta era inesistente è ovvio: mica sono gomme chiodate o da neve.

Manca però, anzi fanno perdere, la necessaria sveltezza allo sterzo sempre preziosa pedalando nel caos metropolitano.

Ho passato davvero molti mesi in compagnia di queste gomme e se ci rifletto con onestà mi rendo conto che il mio spostarle di continuo, il mio dare precedenza alla lavorazione di altri test non era perché quello che avevo da provare era più importante: i test sono tutti uguali, ricevono lo stesso mio impegno che sia una bici da 4000 euro o un adattatore per pedali da 10. No, finivano sempre in coda perché più andavo avanti più mi lasciavano perplesso.

E io quando qualcosa non funziona non attribuisco subito la colpa a ciò che sto provando, cerco prima di capire se non sto sbagliando io. Con un copertoncino, per esempio, è sufficiente la pressione di utilizzo sbagliata che ti ritrovi un responso del tutto campato in aria; come per una sella, basta montarla male e subito è scomoda.

E così tra una cosa e l’altra stavo sempre lì a interrogarmi su miei possibili errori. Finché ho accettato che, almeno stavolta, non posso attribuirmi colpe.

Queste Kenda Small Block si sono rivelate al di sotto delle aspettative; costassero un niente come tante altre gomme della casa, sarei stato più tenero. Il prezzo medio in rete è 30 euro, che salgono a 40 per la nuova versione che però, nell’uso, davvero si discosta poco.

No, non ci siamo. Con meno c’è di meglio, con cifra uguale c’è molto di meglio, con poco in più abbiamo ampia scelta di eccellenze.

Peccato, avrei preferito conclusioni diverse.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Dal test delle GravelKing (che ormai conosco a memoria) “non scivolano come altre gomme che ho provato e di cui avete letto o leggerete a breve” Cos’avrà voluto dire? 😀
    Ero interessato al test in vista di un nuovo acquisto: tante recensioni parlavano di gomma da “hard pack” e dello scarso grip sul fango… ma così sembra davvero tremenda. Per fortuna (o grazie ad altri test 🙂 ) mi sono rivolto altrove

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Paolo, kenda di solito fa cose buone, alcune loro gomme sono state piacevoli scoperte. Qui proprio non me la sento di consigliarle e un poco mi dispiace. Non per la gomma in sé ma perché cerco sempre di proporvi test utili. Dove per utile intendo scovare ciò che potete usare divertendovi. Però alla fine anche queste recensioni servono, uno evita…

      Fabio

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