Intervista ad Alfonso Cantafora

Tempo di lettura: 3 minuti

Mi ritengo fortunato; alcuni credono che la parte più bella nell’aver creato questo spazio sia la possibilità che ho di provare tante cose nuove, ed effettivamente è piacevole. Ma la parte più affascinante nello stare da questa altra parte della tastiera è poter conoscere tanti ciclisti. Persone che amano pedalare e che hanno passione per la bici in sé; persone che viaggiano, creano, vivono il ciclismo senza limitazioni e inutili fisime. Ogni persona è unica e per ogni persona c’è sempre una storia che vale la pena raccontare. Io non potevo farmi sfuggire quella di Alfonso Cantafora, titolare di BacMilano. Tutto nasce dalla segnalazione di uno di voi che mi indica un particolare portapacchi. Lo cerco in rete, lo trovo, lo osservo, me ne innamoro. Di un portapacchi? Certo. Vedo subito una fine lavorazione, una cura del dettaglio, un amore nella creazione di un oggetto ritenuto da tanti semplicemente un utile accessorio che subito decido di contattarlo. Via mail, presentazione di rito, perché ai più il mio nome potrebbe dire nulla e dopo qualche giorno traslochiamo la conversazione dal monitor al telefono. Alfonso inizia a raccontare, io ad ascoltare. Mentre parla nella mia mente si compongono articoli, impagino interviste, valuto test. E mi rendo conto che Alfonso è come il portapacchi che ha creato: c’è molto più di quel che si vede. Conosciamolo.

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Chi è Alfonso Cantafora? Sono un architetto e designer, laureato in architettura al Politecnico di Milano, città in cui vivo e sono nato. Sono da sempre appassionato di meccanica, lavorazioni metalliche e biciclette.

Come nasce l’idea di questo portapacchi? Ho sempre amato moltissimo la bicicletta per l’essenzialità e pulizia, ciò non mi rende molto originale; Non volevo però cedere all’acquisto dei portapacchi in commercio, “gabbie di canarini” come mi diverto a definirli, per via della strutture tubolari saldate e ridondanti, di cui sono composti. Ho perciò deciso di provare a costruirne due in casa, sagomando a caldo del tondino di alluminio da 10 mm. Con quei portapacchi, insieme ad un amico, abbiamo visitato Austria, Repubblica Ceca, Germania al nord e Polonia percorrendo circa 2200 km, riportandoli a casa integri. Da quei primi prototipi di tempo ne è passato; ma l’essenzialità di quelle forme e l’attenzione ai dettagli sono rimasti, diventando un marchio di fabbrica.

 

Vedendo la prima volta un tuo portapacchi mi sono stupito e ho pensato avessi ampie conoscenze ingegneristiche e nella lavorazione cnc. Qual’è il segreto? Eredito da mio padre e lui prima di me da suo padre (con modestia tutta meneghina Alfonso non ha voluto dirci che il nonno era ingegnere alla Columbus: pedaliamo coi tubi progettati da lui…N.d.r.), la passione per le lavorazioni meccaniche dei metalli: da sempre nelle case in cui vivo, è presente un tornio e una fresa, prima di modeste dimensioni, ora macchine professionali pesanti e robuste, con cui realizzo prototipi e sperimento nuove soluzioni tecniche. Conoscere per esperienza diretta come si realizzano le cose, ha finito per condizionare e arricchire di complessità le mie capacità progettuali: il pormi da subito delle domande su come si andrà a realizzare quella parte o la consapevolezza che certe forme non sono frutto di uno sterile formalismo, ma sono figlie di un processo tecnologico, rendono più sicure le scelte di progetto. Si ha poi il vantaggio di poter controllare totalmente il processo produttivo evitando di incorrere in soluzioni che in fase esecutiva si possano rivelare o non realizzabili o comunque troppo costose.

 

Quanti siete in “azienda”? Solo io ahah: progetto, mi occupo dei cataloghi, del sito ecc. Spesso abuso anche della paziente consulenza e collaborazione di amici per le foto la grafica e il tanto lavoro invisibile ma necessario. Ho poi creato una filiera di produzione, contattando una serie di aziende specializzate in: lavorazioni meccaniche, piegatura tubi, realizzazione stampi per piegature speciali su tubi e lamiera, taglio laser, lucidatura, anodizzazione,incisioni laser, stampa su carta e cartone, sviluppo e produzione di packaging. Sono aziende in prevalenza ubicate a nord di Milano, da sempre coinvolte in progetti legati al caleidoscopico mondo del design per cui disponibili a lavorare fuori dagli schemi e in piccole serie. Alla fine del processo controllo che ogni pezzo sia stato realizzato secondo specifica e dopo ulteriori rifiniture manuali assemblo il portapacchi e il packaging. La filiera di produzione è italiana al 100%, se si esclude lo sgancio rapido della ruota presente su un modello e che ho fatto realizzare da un’azienda Taiwanese secondo mie specifiche.

 

Come li testi? I famosi amici pazienti mi fanno da cavie da sempre, ormai rischiano poco; se si pensa che tra i miei progetti rimasti per ora allo stadio di prototipo ci sono delle forcelle ammortizzate, utilizzate in Islanda senza aver effettuato prima alcun test di laboratorio ahah… Vorrei però tranquillizzare i potenziali clienti: i portapacchi che acquistate non soltanto sono stati molto usati da me e mie conoscenti, in lunghi viaggi, ma hanno superato anche egregiamente i test che grazie a dio il mercato europeo impone.

 

C’è ancora spazio per un artigiano, ossia una persona che crea con arte i propri manufatti, in questo mondo sempre più industrializzato e omologato? In controtendenza al fenomeno della globalizzazione oggi giorno parrebbe di si: se si considera un fenomeno giovane da alcuni chiamato “autoproduzione”: il desiderio crescente di alcune persone di provare a trasformare i propri sogni e passioni in oggetti da realizzare e commercializzare. Eterogenei per formazione accademica: designer ingegneri studenti di scuole tecniche o semplici appassionati, I “maker”, c’è chi li chiama così, trovano oggi soprattutto grazie al web e a fiere a loro dedicate, la possibilità di farsi conoscere e in molti casi direi apprezzare.

 

Siamo arrivati a un livello tale di perfezione tecnica per cui nulla è più migliorabile e dobbiamo inventare nuove strade oppure c’è ancora margine per migliorare l’esistente? Già nei primi del secolo scorso avevano inventato tutto, molte soluzioni non erano però poi applicabili: problemi di peso, affidabilità, costi. Oggi in aiuto sono venuti: nuovi materiali, metodi di saldatura, collanti, ossidazioni indurenti delle superfici ecc, e così riaffiorano vecchi progetti, spacciati come novità del momento.

 

 

Quale è stata la tua maggiore soddisfazione fino ad ora? Credo alcuni riconoscimenti avuti dal mondo del design: pubblicazioni, mostre, premi; poi sicuramente un viaggio fatto nel 2000 da Milano alla Lapponia di 5300 km, non fu un gesto sportivo estremo ma uno splendido modo per riflettere su chi stavo diventando. Ora forse veder per la strada casualmente un mio portapacchi montato su una bicicletta, su cui sta veramente bene.

 

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Ci sarebbe ancora tanto di cui parlare, per esempio una forcella da lui creata e che avete intravisto in foto; e a proposito di foto voglio mostrarvi uno scorcio del suo studio: ecco, ditemi voi se non è un posto bellissimo in cui lavorare…

                                                           

Questa intervista sarebbe dovuta andare in coda a un test del suo portapacchi, ma ho preferito pubblicarla qui, da sola, perché sono rimasto affascinato da Alfonso; e gli invidio tornio e fresa, nonché lo spazio per poterli tenere. A breve mi spedirà il portapacchi, attendeva la stampa delle istruzioni. Quindi non è finita, siate pazienti perché ne vale la pena.

Ringrazio in chiusura Alfonso per la sua disponibilità, ogni volta che parliamo è una nuova scoperta; Emanuele Biondi per la bellezza delle immagini e Matteo Poli, anche lui architetto e compagno di viaggio.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Bella lì Fabio,
    Alfonso sicuramente non si ricorderà di me ma lo conobbi a Cicloraggio cartiere Burgo manifestazione nella Bergamasca un paio d’anni fa.
    (non sono sicurissimo dei nomi ed in genere li distorco)
    Esponeva il suo portapacchi e mi donò una bellissima brochure dello stesso.
    Nel suo sito web i portapacchi sono sempre sold out.

    • <cite class="fn">Alfonso Cantafora</cite>

      Lunedì inizio a venderli on line, in questi anni li ho comunque venduti in 4 negozi a Milano

      • <cite class="fn">Alfonso Cantafora</cite>

        Mi scuso in ogni caso per la lentezza con te e con chi fosse stato interessato all’articolo 🙂

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Buongiorno Alfonso,
    era più un complimento non una critica, nel senso che sono apprezzati e che la produzione si era esaurita rapidamente.
    🙂

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