Il bagaglio dove lo metto? Parte seconda

Tempo di lettura: 4 minuti

Seconda parte relativa al trasporto di un modesto bagaglio su biciclette non predisposte ad accogliere il portapacchi, stavolta volgiamo lo sguardo alla parte posteriore.

E lo facciamo partendo anche stavolta dalla soluzione più semplice: il portapacchi a sbalzo da assicurare al reggisella.1822 Portpacchi al reggisella 01 1823 Portpacchi al reggisella 02

Nelle immagini sopra (prelevate dalla rete, anche in questo articolo sarà questa la fonte e  mi rivolgerò ai produttori più famosi per mia comodità, non a fini pubblicitari) due versioni dello stesso modello, adatto a bici stradali con quello di sinistra indicato per telai di taglia superiore e quello di destra per i telai più piccoli. Esistono con forma e angolazione del tubo di collegamento al reggisella in angolazione e lunghezza differenti, in modo da poter trovare facilmente quello più adatto alla propria bici, visto che per esempio le Mtb hanno spesso una maggiore angolazione del piantone rispetto a una stradale.

Le spondine laterali, la cui funzione è evitare che delle bisacce laterali entrino in conflitto con le ruote, sono removibili nei modelli migliori e diversi produttori prevedono piccole borse dedicate, con le sacche laterali a scomparsa.

1824 Portpacchi al reggisella 05 1825 Portpacchi al reggisella 06

Due i sistemi di ritenuta al reggisella: una coppia di brugole o un rapido QR. Per i diversi diametri dei reggisella non c’è problema, i prodotti di buona marca offrono sempre un apposito adattatore.

1826 Portpacchi al reggisella 03 1827 Portpacchi al reggisella 04

La mia preferenza va al sistema a due brugole, perché anche se richiede qualche secondo in più per essere rimosso garantisce una tenuta migliore ed è più facile regolare il serraggio. E rende poco più difficile il furto nelle brevi soste, perché un QR lo sgancia chiunque in un attimo, per le brugole devi avere la chiave. Che spesso però io sostituisco, nel tentativo di rendere la vita ai maleintenzionati un pelo più difficile, con viti a testa Torx e cilindretto centrale. L’ideale sarebbe riuscire a trovare quelle a testa triangolare, tipo le viti di alcuni apparecchi elettronici, ma non ne ho mai viste di diametro adeguato.

Non amo molto questo portapacchi, in tanti lo usano con soddisfazione ma io mi ci sono trovato non bene; male no, sarebbe troppo drastico. Diciamo che ne ho avvertito alcuni limiti. Anzitutto a meno di avere un telaio fortemente sloping (che a me non piace e non uso, quindi probabilmente da qui nasce il mio disagio) la collocazione è alta, peggiorando la guidabilità. Il serraggio non può mai essere eccessivo perché il reggisella è un tubo vuoto e si schiaccerebbe (assolutamente da evitare su reggisella in carbonio: anche qui in tanti lo montano uguale e dicono che va bene. In tanti girano ancora senza casco e dicono che va bene…) e pedalando sullo sconnesso soprattutto se si usano le sacche laterali il portapacchi inizia a sbandierare a destra e sinistra, costringendo a soste per dare una ulteriore stretta.

Di solito col portapacchi è fornita anche una fascia in gomma, che ha doppia funzione: antiscivolo e protezione per la rifinitura del reggisella. Io preferisco usare la gomma per guarnizioni idrauliche, decisamente più tenace. Basta tagliarla a misura (sempre qualche mm più corta del diametro effettivo per evitare gobbe) scaldarla con un phon per renderla morbida, applicare due strisce di biadesivo all’interno del morsetto del portapacchi e montare il tutto. Raffreddandosi la gomma assumerà la forma cilindrica, stringendo si attaccherà al nastro posto all’interno del morsetto senza pieghe e gobbe e poi diverrà un corpo unico con questo, velocizzando le future operazioni di montaggio e smontaggio perché non ci sarà da posizionare ogni volta la gomma.

Non avendo punti in basso sul telaio su cui scaricare la zavorra l’effetto leva è concreto, quindi sconsiglio vivamente di caricare peso eccessivo. Insomma, anche se è soluzione che ho usato anche io in accoppiata alla sua borsa dedicata e l’ho trovata funzionale su una bici da corsa che usavo anche per diporto, si è capito non è soluzione che prediligo se non per brevi tragitti e carichi modesti. Ma è valutazione personale, ci sono randonneur che invece non ne farebbero a meno per nessun motivo e loro pedalano, si che pedalano.

E spesso è soluzione obbligata per chi ha una Mtb full suspended a meno che non voglia ricorrere a un piccolo portapacchi da fissare al carro, simile a quello visto montato sulla forcella ammortizzata.

 

1828 Portapacchi per full suspended

Anche se bisogna poi fare i conti sul peso che grava sul triangolo posteriore lavorando sulla taratura dell’ammortizzatore e valutare bene il posizionamento per evitare indesiderati contatti col telaio.

Una soluzione di compromesso potrebbe essere un modello come quello raffigurato in foto.

1829 Portapacchi posteriore telaio non predisposto 05 1830 Portapacchi posteriore telaio non predisposto 06

Ringrazio l’amico Leonardo per la segnalazione, in realtà lo avevo in scaletta ma non avendolo mai provato né visto da vicino l’avevo escluso; però giustamente mi è stato fatto notare che la notizia sarebbe comunque utile seppure priva di indicazioni sulla reale efficacia di questo sistema. Che prevede il fissaggio “a inserimento” delle asole finali su due brugole fisse al telaio (in mancanza di occhielli suppongo vadano bene le fascette che sono visibili più in basso) e questo dovrebbe scongiurare l’effetto vela. Ma ripeto, io su questo sistema non ho mai messo le mani e non ho idea sulla sua efficacia, motivo per cui nella prima pubblicazione non ne avevo fatto menzione, preferendo sempre concentrarmi su qualcosa che ho usato/montato o testato a vario titolo.

Sempre l’amico Leonardo mi ha fatto notare che nel caso di bici pieghevoli l’uso del portapacchi a sbalzo può non essere universale come con le bici diciamo così normali. Questo perché alcuni modelli hanno reggisella di diametro elevato, anche 34mm, e la chiusura dei portapacchi a sbalzo (tutti arrivano massimo a 31,8, ma chissà spulciando i cataloghi dei tanti produttori qualcosa c’è) non è possibile.

Chi ha carro rigido e nessun occhiello per l’ancoraggio e non vuole usare quello a sbalzo ha diverse opzioni, ricorrendo o a soluzioni complete, cioè portapacchi già dotati degli accorgimenti necessari per l’installazione a dispetto della assoluta pulizia dei pendenti; oppure acquistare alcuni piccoli accessori che semplificano la vita e funzionano meglio di tante soluzioni fai-da-te.

Come esempio di portapacchi pronto alla installazione possiamo usare il Nitto M18 visto nel precedente articolo e che la casa propone anche in versione più estesa; oppure prelevo sempre dalla rete altri esempi, come questo modello indicato per sportive stradali con sistema frenante caliper e tubazioni in carbonio.

1831 Portapacchi posteriore per telaio non predisposto 01 1832 Portapacchi posteriore per telaio non predisposto 02

Il fissaggio avviene assicurando una staffa alla vite dei caliper e due fascette sul carro.

1833 Portapacchi posteriore per telaio non predisposto 04 1834 Portapacchi posteriore per telaio non predisposto 03

L’unico vero limite di questa soluzione è, oltre ovviamente al fatto che il carico deve essere moderato (ma questo vale quasi sempre, soprattutto per limiti del telaio che potrebbe mal sopportare le sollecitazioni imposte dal peso aggiuntivo del bagaglio) il fatto che la rimozione completa comporta ogni volta lo smontaggio/rimontaggio del corpo freno. Ovviabile lasciando in sede la staffetta superiore: brutto da vedere ma più pratico.

Se il telaio presenta due occhielli ai forcellini ma non al carro, come avviene per esempio su alcune ciclocross (che sono bici perfettamente adattabili a tutti gli scopi) si può ricorrere a portapacchi che sfruttano lo stesso principio di quello visto sopra, ossia una staffa da assicurare al caliper oppure al ponticello interno al carro se il sistema frenante è a disco.

 

1835 Tubus fly 01 1836 Tubus fly 02

E’ un sistema piuttosto versatile perché la staffa (pure quella più piccola posta alla estremità) è facilmente sagomabile anche senza possedere una attrezzatura professionale, in modo da adattarsi a qualunque bici.

1837 Tubus fly 03 1838 Tubus fly 04

In assenza di occhielli ai forcellini abbiamo due possibilità: o l’utilizzo dell’apposito kit per il fissaggio al QR, che è sistema preferibile su telai in fibra composita o quando l’ingombrante presenza della pinza freno rende difficile altre soluzioni.

1839 Tubus fly 06 1840 Tubus fly 05

 

 

Oppure le sempre utili fascette di cui mi servo con soddisfazione da anni e mai un problema.

1841 Fascette portapacchi 01 1842 Fascette portapacchi 02

Anche qui l’unico inconveniente è che la rimozione completa richiede lo smontaggio del caliper posteriore se ne è stato sfruttato l’attacco e anche qui la soluzione più rapida è lasciare la staffa in sede. Ci tengo a ribadire il problema della rimozione perché qui non stiamo parlando di come attrezzare una bici per un lungo viaggio ma solo rendere più funzionale una bici specialistica per affrontare per esempio il tragitto casa lavoro e poi la domenica vogliamo usarla alleggerita del superfluo per una bella pedalata sportiva.

E arriviamo alla mia soluzione preferita: fascette al carro (quelle sopra) e morsetto reggisella con gli attacchi integrati.

1843 Morsetto reggisella attacchi integrati 01 1844 Morsetto reggisella attacchi integrati 02

Ha tre innegabili vantaggi: un solido ancoraggio, velocità di rimozione (togli quattro viti e hai fatto) e consentire di accedere a qualunque tipo di portapacchi presente sul mercato, senza cercare soluzioni alternative per attacchi vari. La scelta sia di modelli che di staffe varie è amplissima, impossibile non trovare un portapacchi che monti senza problemi e sia ben posizionato. In alternativa per gli attacchi bassi possiamo ricorrere all’adattatore per il QR.

L’unico valore di cui tenere sempre conto quando si decide di montare un portapacchi al posteriore è la dimensione del carro. Parliamo di bici non predisposte, per mia esperienza solitamente vecchie bici da corsa in acciaio le più gettonate o comunque bici di foggia sportiva e hanno sempre il carro compatto. Quindi nel montaggio bisogna fare attenzione che eventuali borse laterali non urtino i talloni durante la pedalata. Due soluzioni, da usare insieme o alternative. Cercare un montaggio il più possibile arretrato e ricorrere a borse laterali anteriori, sempre più sfinate di quelle posteriore. Il minor volume utile conta poco, lo scopo abbiamo già visto non è attrezzare la bici per sei mesi a zonzo sulla Transamericana, lì ci vuole tutt’altra bicicletta.

Esistono in realtà altre due possibilità, ma di realizzazione in crescendo più complicata e io vi sono ricorso solo o su telai destinati a essere riverniciati oppure quando il dimensionamento e il materiale delle tubazioni lo consentiva.

La prima è la saldatura degli occhielli, da affidare a un artigiano esperto e che giocoforza rovinerà la verniciatura; quindi se si decide per la trasformazione radicale e si decide anche di dare una nuova veste estetica alla bici tanto vale saldare prima della verniciatura e risolvere ogni problema.

La seconda è la foratura dei tubi del carro con l’inserimento di bussole filettate a pressione. Non è una operazione alla portata di tutti, ma un buon carrozziere dovrebbe avere l’attrezzatura per il corretto inserimento. Più difficile eseguire i fori, il trapano a colonna è d’obbligo o la creazione di una maschera e soprattutto bisogna valutare con attenzione il diametro dei tubi altrimenti il foro li indebolirebbe troppo. A meno che non si sa esattamente cosa si sta facendo e ci si affidi a un artigiano esperto e ben attrezzato meglio la soluzione del morsetto reggisella con gli attacchi integrati.

Una altra possibilità per il trasporto di poco bagaglio è ricorrere a una borsa da sella; non mi riferisco al borsino minimale in cui inseriamo la camera d’aria e il minotool ma a vere e proprie borse dai 7 ai 25 litri di capienza, quindi davvero capaci di trasportare anche carichi ingombranti.

1845 Elessar Vetta randonneur bicycle 199 1846 Carradice a confronto

Nelle versioni di maggiore capacità è meglio attrezzare la bici con un piccolo portapacchi di supporto, da ancorare al telaio sfruttando morsetto reggisella con attacchi (oppure un adattatore come quello che si vede nella foto in basso attorno il tubo reggisella) e fascetta. La versione a sinistra non ha bisogno di attacchi, si collega al telaio del sellino e le asole dove inserire i cinturini della borsa hanno un sistema di sgancio rapido, per cui è possibile rimuovere la borsa in pochi secondi e portarla con se. Una soluzione pratica e molto comoda nell’uso quotidiano. Che io consiglio sempre a tutti quelli che usano anche nel tragitto casa-lavoro, hanno necessità di portare un cambio d’abito e le scarpe (se usano pedali a sgancio) e un tablet o roba simile. Peccato solo che non ci sia la tracolla, sennò sarebbe perfetta.

1847 Carradice Bagman 011848 Carradice Bagman 02

Se la sella è del tipo sportivo e quindi sprovvista degli occhielli a cui assicurare i cinturini e non si vuole ricorrere a un supporto ingombrante come quelli visti sopra, si può acquistare il solo adattatore, da assicurare sempre al telaietto della sella ma privo della appendice inferiore.

1849 Attacco per borsa Zimbale

Solo un cenno, perché è argomento un poco fuori dallo scopo di quest’articolo e perché andrebbe ben approfondito, al bikepacking.

Più che una soluzione per sistemare il bagaglio su bici non predisposte, il bikepacking è una filosofia: nessun ingombro laterale, sapiente sfruttamento degli spazi offerti dalla bici e qualche giorno in libertà sui pedali, soprattutto in fuoristrada dove trovo questa idea la migliore.

1850 Bikepacking

Mi fermo e valgono le stesse considerazioni svolte nell’articolo precedente riguardo le soluzioni artigianali: sono tante quanti sono i ciclisti e alcune saranno proposte in futuro, quando avrò tra le mani le bici su cui sono stati eseguiti i lavori.

Una ultima parte la vedremo la prossima volta, sarà breve e riguarderà i parafanghi, accessorio che molti di coloro che trasformano la propria bici in senso più “utilitaristico” tendono a montare e che come per il portapacchi richiede accessori suppletivi per l’installazione se il telaio non è predisposto.

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COMMENTS

  • <cite class="fn">Daniele</cite>

    Ciao Fabio, scrivo quì così magari è utile anche ad altri.
    Vorrei capire cosa intendi a riguardo dei portapacchi a sbalzo, che sbandierano da una parte all’altra. Pedalando si allentano di continuazione? Hanno un funzionamento davvero così scadente? Per le mie necessità sarebbe la soluzione più economica e pratica, ma se devo mettere sul piatto continue oscillazioni del bagaglio, non ha senso. (Anzi non avrebbero nemmeno senso di esistere a questo punto). Poi avendo una bici sportiva, consigli di montare le borse anteriori per evitare contatti con il tallone. In questo caso trattandosi di borse laterali non non andrebbe ulteriormente ad amplificarsi l’efetto sbandieramento (specie montandone solo una)?
    Per essere sicuri bisognerebbe andare sui modelli con i fissaggi al morsetto reggisella, ma alla fine so già che se dovessi svitare viti e quik release, il portapacchi rimarrebbe sempre su; alla lunga ti stufi.
    Daniele

    • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

      Ciao Daniele, anzitutto una precisazione perché su un punto hai fatto confusione: le borse laterali, quelle “normali”, staccabili, da turismo insomma, non possono essere usate con il portapacchi a sbalzo e infatti nell’articolo ne parlo alla fine, quando indico come montare un portapacchi tradizionale usando fascette e morsetto reggisella con attacchi integrati. Su quel tipo di portapacchi suggerisco l’uso di borse anteriori e il suo montaggio il più arretrato possibile.
      Sul portapacchi a sbalzo la presenza delle spondine (removibili sui modelli migliori) ha la sua ragion d’essere se si usa una borsa dedicata come quella pubblicata, che ha le sue bisacce integrate e che quando non si usano scompaiono nelle tasche laterali.
      Questo tipo di portapacchi, per sua stessa conformazione con un solo punto di ancoraggio cilindrico e a sbalzo non avrà tenuta uguale a quella di portapacchi con tre o quattro punti di ancoraggio. L’effetto bandiera c’è, si crea. Poi molto dipende dal carico (ovviamente maggiore il peso più facile ondeggi) e soprattutto il fondo stradale. E qui si entra nel novero delle esigenze personali perché quando si tratta di bici o utilizzo della bici in ambito urbano allora la città dove si vive è fondamentale nelle scelte. Chi come me per esempio abita in una città dove le strade sono impegnative persino per una mtb full-suspension farà bene a rinunciare a priori a un portapacchi così; e infatti è qui che con me ha denunciato questi limiti. Chi ha la fortuna di avere a disposizione strade asfaltate in maniera almeno decente soffrirà molto meno il problema, spesso si ritroverà a non dover serrare ulteriormente perché in quelle quattro o cinque uscite fino alla domenica in cui lo toglie per godersi la bdc scarica non ci sarà stata l’occasione di allentarsi.

      Come dico sempre a proposito delle bici e che può benissimo essere trasferito anche agli accessori, ogni ciclista è storia a sé con gusti ed esigenze del tutto personali.
      Io qui cerco di fornire spunti e suggerimenti (non sai in quanti, anche viaggiatori, ignorano l’esistenza di un semplicissimo accessorio come il morsetto reggisella con gli attacchi per esempio) poi ognuno approfondirà sulla base delle proprie necessità.
      Indicare modelli specifici se non solo qualcuno come esempio non è utile, perché le versioni sono tantissime ed elencarle tutte oltre che impossibile trasformerebbe il blog in un catalogo ricambi e accessori; qualcosa proporrò, ma sotto forma di test comparativo per prodotti omogenei, come per esempio la borsa Carradice Barley a confronto con l’omologa versione proposta da Zimbale, tutte e due uguali per capienza e simili per materiali ma non per scelte tecniche.
      Ma tornando al tuo quesito, se il fondo stradale è buono e il carico limitato non dovresti avere grossi problemi con un portapacchi a sbalzo, meglio se attrezzato con la sua borsa dedicata che all’atto pratico è comoda perché ha un sistema di aggancio a slitta, quindi non necessiti di ganci elastici; io consiglio sempre la versione a vite e non a QR, tanto svitare due brugole non è che richiede chissà quanto tempo in più. Anzi, per esperienza ti assicuro che è pure più veloce da mettere, perché mentre con la versione a brugola puoi stringere quel poco per cui restano in sede portapacchi e gomma di protezione ma liberi di muoversi quel minimo per montarlo dritto e poi stringere, con quello a QR si passa da tutto libero a tutto chiuso e a volte si perde pure più tempo a regolarlo bene.
      Ma anche una soluzione con attacchi a fascette e reggisella non credere richiede poi chissà quanto tempo, sono quattro viti; io smonto e monto il portapacchi posteriore di Elessar in un minuto quando non mi serve e non voglio portarmi appresso pure il suo chilo…
      Infine, la somma portapacchi più borsa dedicata ti avvicina alla spesa per una borsa da sella con il suo attacco a QR (come quello bianco dell’articolo, anche se lì è raffigurata la versione senza QR), che ti resterebbe solidale al telaio della sella ma pesa davvero poco e togli e metti la borsa in un attimo. Non è soluzione che tutti gradiscono esteticamente, la borsa si nota parecchio diciamo così, ma posso assicurarti che è comodissima.

      Fabio

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Un uomo non dovrebbe possedere niente che non possa portare in bici quando pedala.

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