I costi doganali

Tempo di lettura: 6 minuti

Conviene acquistare fuori dall’area comunitaria? E’ una domanda che ci poniamo spesso noi che sulle nostre bici cerchiamo componenti e accessori difficili da trovare in Italia e spesso nemmeno in altri Stati UE. Anche se apparentemente fuori dalla linea editoriale di questo blog, proveremo a cercare la risposta. Fornendo qualche informazione, lo scopo non è scrivere un manuale a uso e consumo del provetto doganiere.

Mi capita spesso che negozianti di bici restino perplessi davanti le mie richieste. Non perché è impossibile avere ciò che cerco ma perché ignorano completamente l’esistenza di certi marchi. Ma Usa e Giappone vantano decine di piccole factory capaci di sfornare prodotti di assoluta eccellenza tecnica e che, parametro per me sempre importante, sono di una bellezza commovente.

Taiwan è storia a sé: probabilmente il meglio della produzione di massa è concentrato lì, tante le parti delle nostre bici prodotte su quest’isola dell’Estremo Oriente e poi vendute coi marchi più blasonati; e questo rende più semplice acquistarli tra gli ampi confini della nostra Europa unita.

Ma se malgrado tutte le nostre ricerche in rete nessun venditore continentale ha quello che cerchiamo? Oppure lo propone ma a un prezzo in euro o sterline che ci appare spropositato? Ci armiamo di calcolatrice e tanta pazienza e proviamo a calcolare se effettivamente acquistare extra UE può essere conveniente.

Anticipo la conclusione: spesso non lo è per oggetti grandi e costosi, spesso lo è per quelli più economici e poco ingombranti. Perché il costo finale è dato dalla somma di tre fattori: il prezzo del bene, i costi di spedizione internazionale e l’incognita dei dazi doganali. Quest’ultima voce di spesa dovrebbe essere certa come le prime due, ma vedremo che non sempre è cosi. Non per mancanza di regole ma per un loro eccesso, con l’unico risultato che alla fine anche chi deve applicarle si ritrova a brancolare nel buio.

Per comodità di esposizione userò un esempio di un componente reale ma a un prezzo fittizio con spese di spedizione calcolate sfruttando il sito di un noto spedizioniere e acquistato in USA: un corpetto per pacco pignoni pagato 50 dollari e spedito con 20 dollari. Cifre arrotondate per praticità di calcolo. E per il momento sorvoliamo che un simile importo sarebbe esenta dal dazio ma non dall’IVA, ci interessa solo la procedura. Senza contare che il dazio spesso lo applicano ugualmente.

La scelta di usare a esempio un componente così particolare ha la sua ragione, come vedremo.

Il conto finale dovrebbe essere semplice: 50 dollari il componente, l’IVA al 22% sul prezzo del componente e le spese di spedizione. E invece no, perché il primo inghippo è che i dazi non si applicano solo al prezzo del bene acquistato ma sulla spesa totale, ossia prezzo del bene più spese di spedizione.

Possiamo fornire un primo consiglio: meglio scegliere una spedizione tracciabile più economica anche se con tempi di consegna più lunghi, perché anche le spese di spedizione contribuiscono a innalzare la somma da tassare.

L’IVA non è l’unica tassa, esistono altri dazi; e per di più l’IVA è l’ultima tassa da calcolare perché prima ci sono appunto i dazi. Quindi paghiamo le tasse sulle tasse, ma ormai visto il meccanismo potremo iniziare a chiamarle gabelle.

Ora, se del tutto speranzosi abbiamo deciso di spendere i nostri 70 dollari convinti di stare risparmiando prepariamoci una tisana: ci aiuterà a lenire il mal di testa provocato dalla procedura da seguire per il calcolo più o meno esatto di quanto spenderemo.

Prima di vedere la procedura una avvertenza: le immagini che seguono sono schermate di pc, ridotte a miniatura automaticamente dal sistema. Ho provato a ingrandirle ma non ci sono riuscito. L’unica quindi è cliccarci sopra e aprirle a schermo intero.

Il primo passo è collegarsi all’Agenzia delle Dogane e cliccare al centro il tasto “Consultazione”.

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In alto a sinistra apriamo il menù a tendina sotto la voce “Nomenclature”.

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Dal menù aperto selezioniamo prima “Taric” e poi “Indice Taric”

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Così facendo avremo accesso al lungo elenco di categorie merceologiche.

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Scorriamo il cervellotico elenco fino a giungere alla categoria di nostro interesse che, nel caso delle biciclette e dei suoi componenti, è la sezione XVII; e già questo dovrebbe far desistere un buon partenopeo superstizioso come me.

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Ma non lasciamoci intimorire dalle credenze popolari e proseguiamo; a sinistra c’è un numero, nel nostro caso 87: clicchiamo.

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In un gioco di matrioske apparentemente senza fine davanti a noi si apre un ulteriore elenco, quello delle “voci appartenenti al capitolo 87”. Vabbè.

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Sempre sulla colonna di sinistra altri numeri, cerchiamo quello di nostro interesse che non è quello per le bici complete (8712) bensì il codice 8714 “Parti ed accessori dei veicoli delle voci da 8711)a 8713” e clicchiamo.

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Che succede? Si, un altro elenco di voci. Lo so, a questo punto viene voglia di mollare e comprare dove capita e a qualunque prezzo basta che sia in Europa. Ma non demordiamo, la meta è vicina. Quasi.

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La lista che abbiamo davanti, denominata “Elenco nomenclature Taric”, oltre a essere bella lunga e anche abbastanza complicata perché non riguarda solo le parti di una bicicletta ma anche quelle di veicoli a motore.

Con buona pazienza dobbiamo scorrerla tutta alla ricerca della voce che più potrebbe assomigliare a quella del pezzo che vorremmo acquistare; vorremmo perché effettivamente la nostra volontà vacilla.

E qui entra in gioco un ulteriore problema: un corpetto ruota libera dove lo collochiamo? Nella la categoria “8714 1030 00 Ruote, loro parti e accessori”?

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Oppure nella categoria “8714 9300 Mozzi (diversi dai mozzi freno), e pignoni di ruote libere”?

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Tecnicamente un corpetto ruota libera è parte del mozzo o della ruota nel suo complesso? Alcuni corpetti sono smontabili, altri resi solidali in fabbrica dal produttore e quando saltano si cambia tutto il mozzo. E poi la ruota libera è una cosa, il corpetto altra. Ancora; che sono i pignoni di ruote libere? La ruota libera è un tutt’uno coi pignoni (sorvoliamo che è smontabile per la revisione sennò ci impicchiamo…) ma questi dell’Agenzia che intendono?

Adesso è più chiaro perché ho scelto un componente così particolare e non un freno…

Proseguiamo la nostra caccia al tesoro e clicchiamo sul codice a sinistra, alla fine abbiamo deciso di inserire il nostro corpetto nella categoria “8714 1030 00 Ruote, loro parti e accessori”.

Colpo di scena! No, sbagliato, solo una altra schermata.

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Clicchiamo in alto a sinistra alla voce “Misure Importazione”.

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E si, ennesima schermata. Dal menù a tendina “Paese” selezioniamo quello di nostro interesse, in questo caso “Stati Uniti d’America – US” e clicchiamo “OK”, nella speranza di vedere la luce alla fine del tunnel.

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E in effetti uno spiraglio di luce finalmente lo intravediamo con questa nuova ennesima schermata.

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In alto a sinistra una voce isolata “Dazio Paesi terzi” con un numero: 3,7.

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Il 3,7 indica la percentuale di dazio che dobbiamo applicare al nostro acquisto. Ma non al costo del bene, magari: a tutta la fattura, ossia costo del bene e spese di spedizione. Quindi rifacendoci sempre al nostro esempio abbiamo 50+20=70 $ per componente e spedizione e su questa somma dobbiamo calcolare il 3,7% da aggiungere, per un totale di 72,6 dollari circa. Fin qui poca roba, d’accordo.

Ma c’è l’IVA, al 22%.

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Che non si calcola né sul prezzo del bene acquistato (50$) né sul costo finale di bene più spedizione (70$) bensì sulla somma ottenuta aggiungendo il dazio. Si, paghiamo un tassa, l’IVA, anche su una tassa, il dazio. Commentare è superfluo.

Sommando i circa 16 dollari di IVA abbiamo una spesa finale di 88 dollari; 18 dollari che dovremo pagare al corriere che ci consegnerà il pacco altrimenti niente giocattolo nuovo.

Se adesso state tirando un sospiro di sollievo perché ne siete venuti a capo sappiate non è così. Fin qui abbiamo espresso tutto in dollari perché è questa la valuta con cui abbiamo pagato. Ma né l’Agenzia delle dogane né l’omino delle consegne sapranno che farsene delle verdi banconote e vorranno il pagamento in Euro. Applicando un tasso di cambio che non si sa bene quale sia. Mai, in tante spedizioni internazionali che ho ricevuto, sono riuscito a trovare un riscontro con i tassi di cambio ufficiali in quel periodo, notando invece sempre una sospetta semplificazione aritmetica di 1 a 1: un dollaro, un euro. Che, vi assicuro, è un bel salasso, soprattutto quando la nostra valuta era notevolmente più forte di quella statunitense.

Breve inciso per spiegare meglio questa mia ultima considerazione. Con l’euro molto forte rispetto la valuta americana veniva facile darsi allo shopping, perché spendere per esempio 500 dollari era un bel risparmio se quegli stessi oggetti li avessimo pagati con la nostra moneta. Ma applicando una conversione 1 a 1 su importi elevati ci ritroviamo a pagare di tasse una cifra spropositata.

Torniamo al nostro esempio e valutiamo che la nostra spesa ulteriore può essere ragionevolmente calcolata intorno ai 18 euro, cifra quindi da sommare al costo del componente e la sua spedizione.

Inoltre, altro elemento da non trascurare è che tutti i passaggi visti sopra li dovrà compiere anche il tipo che lavora nell’ufficio delle dogane; e non è umanamente possibile avere a memoria codici e dazi per le infinite categorie merceologiche. Mettiamoci nei suoi panni, in un’epoca in cui internet e il commercio elettronico sono realtà consolidata con decine di migliaia di transazioni al giorno. Potrà mai star lì a cercare il codice e il dazio pacco per pacco? No, non lo farà, soprattutto se in fattura il bene non è adeguatamente specificato. Potrà andarci bene e ritrovarci con un dazio minimo, in una forbice tra il 2 e il 4%; ma potrebbe andarci male e vederci applicato un dazio ben superiore, anche fino al 20%. Aumentando a dismisura l’importo finale che dovrà essere a sua volta maggiorato con l’IVA.

E quando finalmente il nostro tanto atteso componente arriva e l’omino delle consegne ci chiederà un importo spropositato l’alternativa è tra prendere o lasciare. Accettare, pagare, fare ricorso e sperare di vincerlo è utopia. E ve lo dice uno che per vivere campa tra codici e pandette.

Adesso riportiamo tutta questa lunga disquisizione teorica alla vita reale e lo faremo sempre con il nostro buon caro corpetto. Che ho acquistato per davvero, dovendo convertire una ruota predisposta Campagnolo per un pacco pignoni Shimano.

Il suo costo è stato 45 dollari USA più 16 dollari di spedizione. In realtà la spedizione è maggiore perché nel pacco c’era anche un portapacchi, ma teniamoci per buona solo l’ipotesi del corpetto e basiamoci su questa per i  nostri calcoli. Ho approfittato di un periodo di saldi, acquistando il corpetto col 20% di sconto. Quindi la mia spesa è stata di 36 dollari più 16 di spedizione con un sovrapprezzo determinato dall’IVA di 12 dollari (ho fatto un calcolo non preciso al centesimo) per un totale di 64 dollari. Al cambio attuale circa 60 euro. Il dazio non l’ho calcolato, vedremo sotto perché.

Lo stesso componente era disponibile in uno store inglese, quindi nell’area UE, al costo di 55 sterline più 9 sterline di spedizione, tasse incluse. Un totale di 64 sterline, circa 87 euro al tasso attuale.

Quindi a conti fatti mi è convenuto.

Ma a rendere il tutto conveniente hanno giocato diversi fattori: il componente molto piccolo che ha ridotto le spese di spedizione, lo sconto del 20% per il periodo promozionale, l’importo complessivamente modesto e, perché il confronto è necessario, una sterlina mai così forte che rende del tutto antieconomici gli acquisti oltremanica. Vero Antonello?

Insomma, a patto di tenere sempre pronti i denari per pagare al momento della consegna, conservando un importo sempre superiore a quello calcolato perché non si sa mai e avendo cura di dotarsi di molti spiccioli perché il corriere non ha una cassa per il resto, acquistare piccoli componenti e dal costo non eccessivo può essere ancora un buon affare.

In realtà sotto alcuni importi, ossia inclusa la spedizione, si rientra nell’area “No tax”, quindi non si dovrebbe pagare alcunché, oppure solo l’IVA. E questo rende conveniente chiedere due o più spedizioni se si tratti di piccoli oggetti per minimi importi.

E’ la stessa Agenzia delle dogane a informarci che per gli acquisti online non si pagano dazi e IVA al di sotto dei 22 euro, solo IVA ma non dazio da 22,01 a 150 euro, dazi e IVA a partire da 150,01 euro. Sempre spedizione inclusa.

E sempre al condizionale, perché mi è capitato di pagare ugualmente anche se ero sotto le fatidiche soglie. Denari non dovuti, ma tra il contestare, rimandare il pacco indietro e ricevere quell’ultimo dettaglio che mi serve per completare la bici chissà quando, pago e passo oltre.

Tutto cambia quando gli importi iniziano a farsi consistenti e le dimensioni degli oggetti pure, perché più grande il bene acquistato maggiore il suo costo di spedizione.

Quando ordinammo le ruote complete (due) più guarnitura, copertoncini e altro direttamente agli americani di Velo Orange spendemmo un importo che adesso non ricordo preciso ma era intorno o poco superiore ai 1000 dollari. La spedizione, optando più la più economica disponibile, superava i 250 dollari, perché ogni ruota viaggiava come pacco a se stante. La dogana non ho mai compreso che dazi applicò né che tasso di cambio avesse usato ma al ritiro del pacco andammo a sborsare quasi 500 euro. Fu un tale salasso che contribuì a far naufragare il progetto della bici, erodendo il budget disponibile oltre misura.

L’unica certezza è che non esistono certezze; sicuramente pagammo più del dovuto, ma è un rischio concreto, che si verifica più spesso di quanto possiamo credere e dobbiamo tenerne conto.

I negozi più seri o non accettano l’ordine dagli USA all’Europa proprio perché sanno che alla fine tra spedizione e dazi costerebbe troppo, e in questo modo dissuadono i possibili acquirenti (e fanno bene secondo me); oppure prima di confermare l’acquisto ti chiedono di attendere che calcolino le spese di spedizione. Ti inviano un mail, ti avvisano che spedire costa la cifra X e se lo reputi ancora economicamente conveniente (più alti i costi di spedizione più alto il calcolo dei dazi e dell’IVA da pagare all’arrivo, non dimentichiamo che è una percentuale del totale) accetti e loro procedono.

Alcuni negozi offrono un servizio tutto compreso: è il corriere che si occupa del disbrigo delle pratiche doganali, calcolando spese e dazi e fornendo così all’acquirente un importo chiaro di quanto gli costerà il tutto.

Ma anche qui c’è l’inghippo perché è un servizio privato offerto da un privato a un altro privato: tradotto, a volte semplificano un poco troppo, vuoi per mancanza di tempo o di competenze o per “offrirsi” competitivi e applicano dazi e aliquote sbagliate per difetto. Arriva il controllo dell’ufficio dogane, perché il corriere non può sostituirsi in toto, e rileva che il calcolo è sbagliato per difetto, applica quello giusto (sempre con l’incognita di quanto è giusto, ahimè…) e l’importo finale può risultare ben superiore a quanto credevamo in assoluta buona fede. Certo, potremo poi rivalerci sul corriere per il suo errore, ma nel frattempo o paghiamo oppure niente pacco. Ah, il corriere questo sevizio se lo fa comunque pagare.

E c’è da aggiungere che mi sono tenuto con ipotesi semplici scegliendo come Paese di partenza gli Stati Uniti. Se i beni li acquistiamo in Estremo oriente, Cina soprattutto, le cose si complicano. Cambiano i dazi, è vero, ma soprattutto vi sono molteplici e oscure restrizioni all’importazione. Anche se rare coi componenti e accessori di bici, molto dipende anche da cosa ha scritto sul pacco chi ha spedito. Per nulla un innocuo paio di leve freno torna indietro frainteso come chissà quale prodotto potenzialmente tossico.

Un miglior regime fiscale complessivo è garantito dai prodotti grezzi rispetto a quelli finiti. L’argomento per noi è poco importante, rileva per le aziende. Però magari acquistare un telaio grezzo e poi verniciarlo qui potrebbe farci risparmiare qualcosa. Ma tutto dipende dal Paese di provenienza, perché esiste una misura economica introdotta dalla UE a tutela delle aziende comunitarie: l’antidumping.

In sintesi, la Repubblica Popolare Cinese sovvenziona alcune (tante) industrie che in questo modo possono immettere sul mercato prodotti a un costo più basso dei loro concorrenti Europei e Nordamericani. Ovviamente non faccio riferimento a quella galassia di piccole e medie imprese che ignorano ogni tutela del lavoratore, dell’ambiente e della sicurezza e offrono un prezzo basso solo per l’infima qualità e lo sfruttamento della mano d’opera. In Cina abbiamo industrie con tecnologia e maestranze di assoluta eccellenza, che lo Stato aiuta e foraggia. Per USA e UE questa è concorrenza sleale e quindi hanno pensato di ricorrere all’antidumping, ossia un dazio molto elevato, solitamente intorno al 50% del costo del bene importato. A norma non dovrebbe essere applicato sui semi-lavorati, come per esempio potrebbe essere un telaio grezzo o una coppia di ruote non assemblate. Ma ormai siccome è vecchio trucco quello di dichiarare si tratti di prodotto semilavorato quando in realtà non lo è alla dogana applicano l’antidumping a prescindere. E ci rimettono anche quelli che magari ne erano realmente esenti. Questo per i privati, le aziende possono chiedere l’esenzione dietro dimostrazione di un acquisto minimo mensile, quantificabile in 300 pezzi; anche se una recente pronuncia giurisdizionale ha dato ragione ad una azienda riconoscendogli l’esenzione dall’antidumping pur a fronte di un numero di pezzi inferiore. Ma resta, ripeto, una opzione valida per le aziende, non per noi semplici ciclisti.

Come detto in apertura, scopo di quest’articolo è fornire alcune informazioni essenziali, non trasformarci tutti in doganieri o consulenti per le imprese che intendono importare beni da nazioni extra UE. Questo lo rende per forza incompleto in alcuni suoi aspetti, per esempio con le regole per le importazioni dalla Cina ci potresti scrivere più di un manuale e infatti esistono società di consulenza specializzate proprio e solo per chi vuole importare dal Paese del dragone. Ma già così possiamo regolarci, più o meno, nel caso vedessimo una serie sterzo o un attacco manubrio particolarmente grazioso e lo vendessero solo negli USA. Per oggetti più grandi, ruote e telai soprattutto, a meno che il negozio non li stia offrendo con saldi fallimentari, raramente conviene. Componenti  che per dimensioni potremmo definire “di mezzo”, per esempio un portapacchi, c’è da valutare bene, perché le dimensioni maggiori del pacco alzano le spese di spedizione e quindi tutto il costo finale.

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COMMENTS

  • <cite class="fn">Daniele</cite>

    Avute varie esperienze in merito.
    Confermo tutto quanto menzionato nell’articolo.
    Io non ordino più cose grandi extra UE ma solo cose di piccole entità che fino a oggi non sono state mai oggetto di fermo alla dogana.
    Il comportamento dello stato italiano è come al solito riprovevole (l’applicazione della tassa sulla tassa mi fa venire il sangue amaro).
    Intanto Google sembra che abbia evaso al fisco italiano circa 1 miliardo di euro e la Apple proprio in questi giorni pare abbia concordato con il fisco di pagare oltre 300 milioni di euro di tasse non pagate…
    L’Italia forte con i deboli e debole con i forti…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Daniele, l’applicazione dell’IVA su un prodotto già aumentato di dazi e accise è pratica comune e non solo in Italia: l’esempio classico è il carburante.
      Ma il punto non è il meccanismo quanto l’alea della sua applicazione. Io non me la prendo con chi in quegli uffici lavora, ho visto con i miei occhi il senso del dovere e le condizioni spesso disastrose in cui operano. E quando sbagliano, e lo fanno spesso, non è per sadismo: sono loro per primi vittime di un sistema cervellotico creato per generare confusione invece di certezze.
      La lista dei prodotti, le sottocategorie, gli infiniti distinguo sono il prodotto di menti malate: troppe regole non generano ordine ma il caos.

      Probabilmente se avessi ordinato solo il corpetto non avrei pagato nulla, nemmeno l’IVA malgrado ci fossi dentro coi limiti di spesa; o forse avrei pagato quasi quanto il costo del corpetto. In ambedue i casi non sarebbe stato corretto.
      Ma il pacco conteneva altri oggetti: un portapacchi, due tappi manubrio e un paio di piccoli ricambi che servivano a me, per un totale spedizione inclusa di 280 dollari: ho pagato 114.40 euro di dogana. Perché non lo so, è uno sproposito confrontato con le tabelle e aggiungiamo questa inveterata abitudine del cambio 1 a 1 per cui 280 dollari diventano 280 euro e nemmeno aver acquistato col 20% di sconto ha ammortizzato più di tanto.

      E’ proprio questo il problema, alla fine non sai mai cosa succederà…

      Fabio

  • <cite class="fn">Export America Group</cite>

    Purtroppo la storia raccontata non mi è nuova in quanto capitata a molte persone che hanno fatto acquisti negli Stati Uniti (parlo di Stati Uniti perché mi occupo di quel mercato). Staremo a vedere cosa succederà con la politica di Trump e spero che il discorso non si inaspri ulteriormente. Comunque l’articolo è davvero esplicativo riguardo quello che capita quando si va a comprare all’estero. Complimenti.

  • <cite class="fn">massimo</cite>

    Ciao,
    scusa il disturbo. Innazittutto volevo ringraziarti per questo bellissimo articolo. Davvero molto esaustivo.
    Sono interessato all’acquisto di una bici gravel, il cui modello per la mia taglia attualmente si trova sono negli USA. Nello specifico ho trovato una DEMO BIKE che di listino costa 3000$ (in Italia di listino è 4100€). Ho chiesto a loro come calcolano la conversione dollaro euro per capire il costo effettivo. La spedizione tramite UPS è di circa 470$ quindi i dazi sono al 15% e su questi ci devo calcolare il 22%. Nel migliore dei casi, calcolando la coversione dollaro euro a 0,85 come mi propone Google dovrei arrivare a circa 4000€. Secondo te è corretto il mio calcolo?
    Grazie!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Massimo, per la conversione dollaro/euro puoi fare un calcolo di massima ma poi sarà la tua banca ad applicare il tasso di cambio. Che non è mai quello che in quel momento vedi negli indici di borsa…
      Poi la Dogana applicherà i suoi dazi, su bene e spedizione, basandosi sulla fattura in dollari e applicando un tasso che non è mai quello di mercato.
      Purtroppo gli acquisti oltreoceano raramente convengono, e con l’avvento di ottuse politiche economiche che stanno riscuotendo successo nel breve periodo ma saranno disastrose nel lungo, le cose peggioreranno.

      Fabio

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