ELITE Workstand Team

Le conclusioni

Tempo di lettura: 6 minuti

Le conclusioni

Utilizzare questo cavalletto è semplice e piacevole. Il peso già appena consegnato mi ha fatto presagire robustezza; l’uso me l’ha confermata insieme alla stabilità.

Che è sempre il tallone d’Achille dei cavalletti pieghevoli. Ondeggiano, cadono in avanti, ti si chiudono all’improvviso perché il sistema di fermo non ha buona tenuta e tanti altri piccoli disagi che fanno rimpiangere l’aver barattato la praticità nel riporlo o di trasporto con la stabilità di un cavalletto fisso.

Nulla di tutto questo con l’Elite Workstand Team in prova.

Ci ho agganciato Elessar che proprio un fuscello non è; l’ho fatto sfruttando l’orizzontale fidandomi della morbidezza dei gommini che fasciano le ganasce, per non segnare la vernice.

E, per buona misura, ho smontato le calotte del movimento centrale Campagnolo UT, ossia il lavoro (quello sul movimento centrale) più critico per un cavalletto a morsa e per di più pieghevole.

Vero che non sono uno che serra alla morte, ma le calotte vanno avvitate bene. Quindi per svitarle serve forza e serve un cavalletto stabile altrimenti la bici te la tiri addosso.

Non è successo, stabilità perfetta, lavoro pulito in un attimo.

La presa sul tubo è perfetta, senza giochi; e senza lasciare segni sulla vernice…

Notazione pratica; uno dei vantaggi dei cavalletti pieghevoli, vantaggio indiretto diciamo, è che per essere stabili devono avere il tubo inclinato in avanti. Questo crea una superiore distanza tra pedale e tubo di sostegno, per cui girando i pedali, perché stai regolando la trasmissione per esempio, questi non urteranno contro il tubo.

Non che avviene sempre sui cavalletti fissi, ma se su quella bici sono montati larghi pedali da freeride il contatto è quasi assicurato. Molto scomodo.

Ci ho agganciato anche la PlanetX London Road che in assetto off-road pesa meno di Elessar; e perché? Perché l’orizzontale non è un regolare tubo tondo ma ovoidale, schiacciato sotto e con in più una protezione aggiunta da me: insomma, non la foggia più semplice da serrare.

Buona e tenace presa malgrado la forma, provvedono le parti più esterne delle ganasce a garantire la tenuta.

La possibilità di ruotare la morsa permette, ovviamente, di sfruttare il classico attacco al reggisella, da molti preferito.

Trattandosi di tubo tondo le ganasce lo copiano fedelmente.

Usare il reggisella impone sempre una stretta maggiore di quella che garantirebbe uguale stabilità se preferissimo assicurare la bici all’orizzontale. Usando reggisella in carbonio ho stretto meno ma la bici non è scivolata dalla ferma presa delle ganasce. Anche qui il banco di prova è stato lo smontaggio del movimento centrale (BSA Sram Gxp) e pure stavolta tutto è filato liscio.

Altre notazioni pratiche.

La maniglia per regolare l’altezza si manovra bene e non sfugge nemmeno se la mani sono imbrattate dal grasso che stiamo spandendo con generosità ovunque.

Il cavalletto è facile da pulire e la maniglia non trattiene lo sporco; sconsiglio, per prudenza, di usare sgrassatori troppo aggressivi, di solito nemici delle parti in plastica.

A proposito di plastica; se il Workstand Team lo si lascia aperto è preferibile allentare leggermente il QR del fermo inferiore. Non ho dati né prove fatte, semplice deduzione la mia: alla lunga la tensione continua potrebbe allentare la plastica. Ripeto, semplice deduzione, un consiglio chiamiamolo.

La verniciatura, suppongo a polvere, è assai resistente. Non lo graffi con facilità.

Apertura e chiusura sono rapidi, pure troppo ed è bene fare attenzione a dove hai messo le mani quando fai scendere la sezione superiore del tubo: meglio non lasciarci il ditino sotto, ahia…

Ingombro da chiuso a prova di monocamera; basta un angolino e scompare alla vista. Lo stesso se dobbiamo caricarlo in auto. Sempre senza vassoio però, altrimenti le dimensioni aumentano.

Unica nota dolente la mancanza di un qualunque sistema per impedire la rotazione dello sterzo; vista l’alta qualità complessiva, ci stava fornirne uno di serie.

Quanto costa il cavalletto Elite Workstand Team? Rispondere a questa domanda significa poterlo valutare correttamente. Esattamente non so dirvelo, sullo shop ufficiale non c’è e io, quando una azienda vende anche tramite il proprio sito, uso quello ed esclusivamente quel prezzo a parametro. Ma Elite propone solo parte del proprio catalogo in vendita diretta, quindi sono ricorso alla classica ricerca in rete. Dove c’è una forbice, come sempre. Diciamo che mediamente non occorre sborsare più di 100 euro per riceverlo a casa, spedizione inclusa lì dove con ordine minimo questa è gratuita.

In giro, lo so, si trovano cavalletti a morsa pieghevoli che costano meno: hanno la stessa qualità? Per niente.

E’ di fatto un cavalletto che avvicina le prestazioni di quelli professionali, ampiamente surdimensionato per le esigenze di noi meccanici per diletto.

Stabilità perfetta, morsa ampiamente regolabile e dal morbido abbraccio seppur tenace e robustezza di tutte le sue parti ne fanno una valida scelta per chi punta alla qualità. Rinunce rispetto a un cavalletto fisso nessuna.

Il manuale di istruzioni a corredo, semplice e chiaro nelle spiegazioni, riporta il disegno tecnico con l’elenco numerato delle parti. Non c’è un codice per ogni singolo elemento ma conoscendo la politica Elite sono sicuro che sia possibile ottenere il ricambio se qualcosa si danneggiasse, aumentando la vita utile del cavalletto.

Scegliere se dotarlo di vassoio per attrezzi o no dipende dalle necessità personali. Se lo spazio per riporlo è risicato o lo dovete nascondere sotto il letto per non farvi beccare ad amoreggiare con la vostra bici, effettivamente può essere di impiccio. Se lo lasciate spesso aperto, il doverlo richiudere e riporre in spazi angusti è saltuario, allora vale la pena farci un pensierino perché accoglie tanta roba. In ordine e senza perdersi le parti piccole grazie alle vaschette.

Vi lascio col link alla pagina ufficiale Elite del cavalletto e vi auguro, al solito, buone pedalate.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Samuele Gaggioli</cite>

    Bellissimo cavalletto e bella recensione, Elite dimostra ancora una volta di saper proporre accessori di notevole qualità al giusto prezzo (basti pensare ai portaborraccia che citi)
    Grazie per il tuo tempo

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Samuele, non ho nascosto facendone anche cenno nella recensione che non mi sarebbe dispiaciuto recensire il Race pro, che con grande gentilezza mi era stato proposto proprio da Elite. Ho però preferito la versione a morsa perché, lo rilevo dalla mail che mi arrivano, è tipologia di cavalletto preferita da chi segue questo blog.
      Quelli pieghevoli ancor di più perché offrono l’indubbio vantaggio di poter essere riposti, senza trovarsi questo totem per casa. Di contro non sempre sono stabili, questo Elite si ed è credo il suo più grande pregio.

      Fabio

  • <cite class="fn">Antonello</cite>

    Ciao,
    come ti sei trovato rispetto al cavalletto RMS che si vede nel tuo articolo della sezione Officina https://www.elessarbicycle.it/lofficina-in-casa-capitolo-tre/ ?
    Te lo chiedo perché ero indeciso proprio tra questi due. L’RMS non l’ho mai visto di persona, l’Elite sì e mi è sembrato molto robusto ma, a vuoto, mi ha dato poca sicurezza verso i ribaltamenti “laterali”; poi non mi ha convinto la parte che serve a mettere la morsa dritta (il comando a slitta): il sistema di fissaggio del tubo orizzontale dell’RMS, nella sua semplicità e “fissità”, mi dà più sicurezza. Ah, ultima cosa, nell’RMS i pedali toccano il tubo verticale?
    Grazie in anticipo!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Antonello, il cavalletto non è RMS ma poco importa, alla fine sono quasi sempre lo stesso modello.
      Tra i due non c’è storia, Elite è superiore in tutto. Qualità, robustezza, praticità.
      Dalla sua il “vecchio” cavalletto (se vedi la data di quel post che hai linkato, ne è passato di tempo) ha due vantaggi, uno oggettivo e l’altro soggettivo: il costo basso quello oggettivo, il fatto che nel tempo l’ho modificato per installarci sopra alcuni bracci a cui applico delle luci e che sfrutto per le foto da pubblicare quello soggettivo. Che ovviamente è qualcosa che riguarda solo me. Ma, come dico spesso, non sono da prendere a parametro, ho esigenze diverse dettate dal blog rispetto a un normale ciclista.
      Sul vecchio cavalletto pedali corsa e spd non urtano; pedali urban alcuni, pedali freeride quasi sempre e infatti in quest’ultimo caso li smontavo.
      Al passato, perché da quando l’Elite è qui (ancora non l’ho restituito all’azienda) se devo lavorare su una bici, qualunque tipo di bici, uso lui. Più stabile, robusto e pratico. E la morsa è tenace ma delicata, molto facile da regolare. Tra i quattro cavalletti che ho (si, son tanti ma ripeto, ho esigenze diverse) è quello che preferisco. Quello che hai visto nell’articolo citato è ancora in funzione, acciaccato ma valido. Mi è ancora comodo per le foto, avere le tre luci mi favorisce ma posso dire che continuo a usarlo solo per questo.
      Infine, sul vecchio la morsa orami ruota, il materiale mostra usura; sull’Elite, grazie al suo sistema più raffinato, è impossibile succeda.

      Fabio

  • <cite class="fn">Antonello</cite>

    Sì, scusa, davo per scontato che fosse RMS perché ne hanno uno identico (https://www.ridewill.it/p/it/rms-567001060-cavalletto-manutenzione-fisso/30622/), ma probabilmente è solo rimarchiato.
    Che dire? Non avendoli provati, quelle sull’equilibrio erano solo impressioni. Il meccanismo con la slitta, invece, mi lasciava piuttosto perplesso rispetto all’altro sistema; però, visto che tu hai lavorato su entrambi, non posso che fidarmi. E ovviamente ringraziarti!

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