Casco pieghevole Morpher

La prova su strada

Tempo di lettura: 6 minuti

La prova su strada.

Dovrei partire dalla calzata, ma anche stavolta inverto l’ordine naturale e affronto la portabilità: anzi la facilità di trasporto, ché mi piace di più.

Eccellente!

Le dimensioni sono paragonabili a un foglio A4 e con meno di 6 cm di spessore.

Entra in qualunque borsa, compreso quella che uso in bici e che non accoglie un notebook 15 pollici, quindi è piccolina.

Direi che per quanto riguarda il trasporto posso promuovere a pieni voti.

La chiusura è velocissima, basta premere i pulsanti laterali e stringere: i magneti provvedono al resto. L’apertura invece è più laboriosa. La precisione degli accoppiamenti è precisa ma è sempre bene sincerarsi che gli innesti abbiano fatto presa da ambo i lati.

In questo breve video spero si comprenda meglio la procedura.

La calzata è precisa e abbastanza confortevole, solo dopo diverso tempo si vorrebbe un poco di imbottitura in più. Ma parliamo di almeno una ora, quindi ben oltre la durata tipica di una biciclettata urbana. Non dimentichiamo mai che questo casco non può e non deve essere interpretato (e quindi valutato) alla stregua di caschi classici. Qui la particolarità è la chiusura, qualche compromesso è d’obbligo.

Non è un casco particolarmente esteso, le foto indossato dovrebbero rendere l’idea.

Notiamo alcune cose, se non ci facciamo distrarre dall’inquietante modello. La zona posteriore si protende più di altri caschi e la profondità del casco, soprattutto ai lati, è minima.

Le ragioni sono diverse; anzitutto gioca sempre la richiudibilità, che ha dettato le scelte tecniche. E poi la constatazione che la nuca è una delle zone che statisticamente impatta più spesso al suolo, per questo si è scelto di proteggerla al meglio.

Un poco di sbilanciamento sulle prime ci sta, lo senti che dietro il casco pesa di più.

Anche perché già di suo non è leggerissimo, siamo sui 400 grammi (non dimentichiamo che i magneti pesano) ma è sensazione dei primi minuti, ci si abitua presto.

 

Comunque resta un casco sottile, niente testa a funghetto come spesso avviene con caschi urbani.

E diversamente da tanti caschi urban che sono sempre piuttosto “pieni”, qui la ventilazione è eccellente. In inverno un sottocasco è d’obbligo, anche perché la fronte è investita dal vento, e le tante ed estese prese d’aria ne fanno entrare tanta. Anche la pioggia, ovviamente.

Ad essere sincero, preferisco così. In città, almeno per chi si sposta in bici per lavoro, sudare è la cosa peggiore che ci sia. Arrivare in ufficio coi capelli appiccicati in testa è orribile. Questo è un casco che si rivolge proprio a chi si sposta da un luogo all’altro nella sua giornata lavorativa: meglio sopportare il fresco in inverno che soccombere al caldo estivo.

La visibilità è buona, anche usando bici con assetto in sella abbastanza reclinato. Non c’è il bordo superiore a fare da muro, obbligando a piegare il capo all’indietro. A maggior ragione su bici con assetto a schiena dritta il problema non si presenta.

Anche sfruttando un cappellino con visiera invece del sottocasco invernale il campo visivo non risulta compromesso. Possono sembrare notazioni futili, ma non dimentichiamo mai la destinazione d’uso. E non dimentichiamo che questo casco fa della praticità la sua bandiera, non solo perché richiudibile. Posso dire che è pensato e studiato con attenzione, fatto per chi si sposta quotidianamente in bici

Il cinturino sottogola è confortevole, non si sente la mancanza di una ulteriore imbottitura; che però, ci fosse stata, sicuramente avrebbe fatto piacere.

E’ davvero lungo, forse troppo, ma io sconsiglio di tagliare l’eccesso. Non sarà bellissimo per chi ha taglia più piccola quella lingua di tessuto in nylon rinforzato che sporge di lato ma il rischio è sfilacciare il filato.

Molto pratica la fibbia magnetica; come ho detto durante la presentazione, bastano pochi minuti di pratica e si impara a manovrarla con una sola mano, anche per la chiusura.

Vale il discorso fatto prima: la praticità. Vi è mai capitato di andare in bici con la borsa? A me si, sempre, e spesso mi capita di avere una mano occupata.

Dettagli, è vero, ma che contribuiscono tutti insieme a rendere l’uso di questo casco piacevole.

Meno efficace la regolazione laterale a fibbia continua, senza blocco. Presente su tantissimi caschi, anche top di gamma, ha il pregio della velocità di regolazione; ha il limite che tende a perdersi con l’uso.

Il sistema posteriore, con le sue fibbie a sgancio rapido sulle prime è poco intuitivo, di fatto non siamo abituati a usarlo. Il nostro gesto automatico è cercare una rotellina al centro o due clip ai lati, da regolare con casco calzato. Pure qui alla fine è questione di abitudine: regoli la taglia con i cinturini scanalati e non li tocchi più.

E se ti serve allargare, perché hai un berretto, agire sulle due fibbie a sgancio rapido è veloce. Molto comode le due morbide gocce laterali.

Insomma, nel complesso ne risulta un casco assai comodo e fresco, non leggerissimo ma abbastanza bilanciato.

Non eseguo, per ovvie ragioni, crash test, anche perché la capoccia dentro il casco sarebbe la mia e non è il caso. Quindi faccio riferimento alla omologazione che è la EN 1078, lo standard di omologazione prevalente per molti caschi da bici, pattini e skate.

Bene, possiamo tirare le somme e passare alle conclusioni.

COMMENTS

  • <cite class="fn">xtanatos</cite>

    Domanda assolutamente off topic…
    Ma il taccuino in foto dove lo hai preso ??????

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      E dai, uno si sbatte a scrivere e pubblicare un test a settimana e tu guardi il taccuino? Però è caruccio, eh? 😀
      L’anno scorso, alla Feltrinelli. Lo fa o lo faceva Legami; ne presi tre, non so se è ancora a catalogo. Comunque, è appropriato agli appunti durante i test…

      Fabio

      • <cite class="fn">xtanatos</cite>

        ahahahahha
        Hai ragione e infatti mi sono vergognato mentre scrivevo…. ma la curiosità era troppa !
        Adesso commento anche il l’articolo.
        E’ un casco interessante proprio per il fatto che potrebbe aiutare tutti quelli che non amano il casco ad usarlo. Non sempre è comodo portarsi dietro un caschetto classico (anche se l’ingombro è veramente minimo…).
        A vederlo però mi da la sensazione quasi un giocattolo…

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          No, tranquillo, non è un giocattolo.
          E’ un casco omologato, molto ben fatto. Le soluzioni tecniche necessarie a renderlo pieghevole sono state a lungo testate e collaudate, quindi sul piano della sicurezza nulla di meno di altri caschi.
          Sono per la massima libertà di scelta, ognuno decida come vivere il proprio ciclismo. L’unico punto fermo sul quale proprio ho difficoltà a essere tollerante è l’uso del casco. Se questi test servono a farvi trovare il modello più adatto, è un bene. Ma l’importante è che qualunque sia, che ci sia sempre un casco sulla capoccia.

          Fabio

  • <cite class="fn">Damiano</cite>

    Domanda sull’acquisto e sul prezzo: Da dove viene spedito? Bisogna poi aggiungerci le tasse di importazione?
    E invece rispetto al Closca Fuga che hai recensito un po’ di tempo fa? Come sono messi a confronto, per uso e ingombri?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Damiano, sei fortunato perché diversamente dal solito anche io ho seguito la procedura di acquisto come fossi un cliente, quindi posso fornire informazioni.
      Lo specifico perché la roba per i test segue tutti altri canali, sono gli uffici stampa e/o marketing e comunicazione a inviarmi direttamente il materiale.
      Qui invece ho ordinato dal sito, a costo zero inserendo apposito codice, ma la procedura è identica.
      Spedizione dall’Inghilterra, nessun costo aggiuntivo né dazi doganali. Ho fatto ordine direttamente sullo shop ufficiale di lunedì e ho ricevuto il casco il lunedì successivo, direi ottimi tempi per una spedizione europea senza costi extra.

      Un confronto diretto col Closca Fuga non è fattibile; pieghevoli tutti e due ok, ma con struttura troppo differente per poterli paragonare. In ambedue i caschi le soluzioni tecniche sono dettate dal diverso modo in cui è possibile richiuderli e questo rende un confronto impossibile.
      L’unica cosa che sicuramente posso dirti è che la ventilazione del Morpher è superiore, proprio grazie alla diversa foggia; e proprio grazie alla diversa foggia il Fuga è più comodo una volta indossato.
      Sono caschi unici nel loro genere, come unico sarà il Fend quando, finalmente direi, risolveranno alcuni problemi sorti in produzione che ne hanno ritardato l’immissione sul mercato; e che dovrei riuscire a proporvi appena disponibile, sono da tempo in contatto con loro.

      Fabio

      • <cite class="fn">Damiano</cite>

        Ah, molto bene e molto utile il test del Fend! Difatti guardavo anche quello 😀 Allora aspetto la recensione anche di quello, dopo l’ultimo piccolo incidente vorrei sempre avere un casco indosso, ma non sempre è pratico portarsi dietro un casco completo al bar o al cinema. Queste soluzioni sono molto interessanti.
        Ormai sei il mio tester di riferimento per i componenti strani! Tipo i pedali MKS che alla fine ho preso, con estrema soddisfazione (più tardi aggiorno sulla sezione commenti del tuo articolo le mie impressioni d’uso)

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Damiano, per il Fend mi sa dovrai attendere e non poco. Era dato in produzione a giugno/luglio 2017, l’ultimo aggiornamento che mi ha inviato l’azienda parla di agosto 2018 come data possibile ma poco probabile.
          Dubito quindi che prima del prossimo autunno lo potremo vedere qui, se tutto va bene.

          Fabio

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