Bonus bici, altre novità e considerazioni, versione aggiornata

Mie considerazioni

Tempo di lettura: 4 minuti

Mie considerazioni

Adesso alcune mie considerazioni e parto dall’ultimo punto esposto nel paragrafo precedente.

Che mi sembra, almeno per quanto riguarda la pubblica amministrazione, il libro dei buoni propositi.

Il limite è in quel “non dovrà comportare maggiori oneri sulla finanza pubblica”. Significa che ogni intervento dovrà essere finanziato con quanto già in bilancio, quanto già in cassa per dirla cruda.

E considerando che la maggior parte dei grandi comuni hanno bilanci se non in rosso poco ci manca, la vedo dura tagliare quel minimo di servizi che ancora resistono per favorire la mobilità sostenibile.

La creazione di un fondo apposito presso il Ministero a cui gli enti locali potrebbero attingere, anche sotto forma di finanziamento agevolato, sicuramente invoglierebbe molti Sindaci. Senza porli dinanzi all’alternativa tra un piano di mobilità sostenibile e le mense scolastiche.

Per quanto riguarda i privati non è prevista alcuna incentivazione ad assumersi l’onere di un aumento delle loro spese per la creazione dei piani e avere questo Mobility manager, ché se lo chiami “responsabile mobilità” poi sembra che sia lì per licenziarti. Sgravi fiscali più che erogazione fondi sarebbero la soluzione.

Trovo interessante la possibilità di usare i fondi destinati alla creazione di corsie preferenziali anche per la creazione di percorsi e piste ciclabili. 

Però luci e ombre anche qui. Se da un lato ben venga ogni percorso dedicato, dall’altro non dimentichiamo quanto i ciclisti siano soggetti deboli nella circolazione stradale. Un impatto con una automobile, persino a velocità irrisoria, può essere devastante. Limitarsi a una striscia disegnata, senza spazio che distanzi in modo sicuro o barriera invalicabile, porta una pericolosissima commistione sulla strada. Con effetti potenzialmente assai costosi, perché potrebbe portare ad un aumento della sinistrosità stradale. Che, non prendetemi per cinico ma la realtà è questa, significa netto innalzamento dei costi socio-sanitari.

La corsia ciclabile e la casa avanzata sono buone idee ma andrebbero gestite meglio. Anzitutto non dimentichiamo che il Codice della strada permette ai veicoli a due ruote (a motore e no) di avanzare affiancando la colonna ferma sino alla linea di arresto (e quindi, di converso, per le bici sarà possibile sino alla casa avanzata) ma non permette lo slalom tra i veicoli per raggiungerla. Giusto per le moto, ingiusto per le sottili e sguscianti biciclette. 

Però; però, diciamolo, il primo periodo di applicazione si presenta potenzialmente pericoloso. Almeno finché gli automobilisti non imparino o facciano l’abitudine a queste bike lane, che scrivo all’inglese per darmi anche io un tono, e casa avanzata. 

Lo dimostra innanzitutto l’ambiguità della norma sulla bike lane, che si premura di precisare che essa è solo una parte della corsia normale, delimitata da una striscia bianca discontinua valicabile, a uso promiscuo. Quindi, non una vera e propria corsia riservata, ma solo destinata a bici, ebike e monopattini elettrici. 

Di fatto, siamo dinanzi a un gioco di prestigio per poter creare una finta ciclabile lì dove spazio per una vera non c’è.

Ok, si potrebbe dire meglio che niente. Però si pedalerà comunque vicino a tutti gli altri veicoli. E se un’auto, un furgone o addirittura un camion avranno una legittima necessità di valicare la striscia di delimitazione della bike lane, potranno comunque farlo. Dunque, non si potrà contare sul fatto di disporre di una sede protetta a tutti gli effetti. 

Nemmeno la casa avanzata sfugge al potenziale pericolo. La creazione di un sorta di blocco in partenza, con le bici decisamente più lente a ripartire rispetto ai veicoli a motore, significa esporre noi ciclisti al concreto rischio di essere tamponati o addirittura travolti da chi ha improragabile fretta: che sembra essere situazione costante di chi guida un’auto. Soluzione? Semaforo differenziato, con un verde per i ciclisti che parte quei 10/20 secondi prima (tempo da stabilire in base all’incrocio) in modo da eliminare alla radice ogni difficoltà o pericolo. Sembrerebbe facile.

Chiariamo: non sono uno che rema contro per principio, per me ogni provvedimento aiuta lo spostarsi in bici è benedetto.

Però pedalo da troppi anni per non avere esperienza di cosa significa usare una bici in città; esperienza maturata all’ombra del Vesuvio e, credetemi, vuol dire diventare veterani in sei mesi.

Questi provvedimenti relativi a bike lane ecc sono in cantiere da anni e tirati fuori adesso, sull’onda dell’emergenza e con la necessità di incentivare la mobilità privata in luogo del pubblico trasporto, potenzialmente pericoloso per la propagazione del virus.

Forse però proprio a causa dell’emergenza questo potrebbe essere il momento meno adatto per sperimentare le novità. Con la riapertura delle attività, le oggettive limitazioni nella disponibilità di posti nel pubblico trasporto, il traffico veicolare privato sta crescendo in modo esponanziale.

E non possiamo farne una colpa a chi preferisce la propria auto per andare al lavoro piuttosto che un affollato e forse non sanificato autobus. E se piove, deve fare 20 km, non è né allenato né più tanto giovane ecc ecc, per me ha diritto a usare la propria automobile. Non puoi metterlo dalla sera alla mattina su una bici né tutti possono permettersi l’acquisito di una e-bike. Anche col contributo, perché conosciamo i prezzi delle ebike appena decenti.  

E’ comunque un primo importante passo, almeno inizia a vedersi un certo interesse per la mobilità sostenibile.

E, forse, inizieranno a riconoscerci la dignità che ci spetta.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">fabio</cite>

    Incredibile, un avv. che scrive in modo chiaro 🙂
    Purtroppo l’agire, oltre al modo di scrivere le norme, non sta cambiando.
    Invece degli incentivi (che comportá disparitá per il sol fatto che chi ha disponibilitá economica acauista subito, chi non l’ha e deve aspettare le modalitá esecutive del Dec., probabilmente arriverá quando i fondi saranno terminati), avrebbero potuto mettere quei fondi a diaposizioni delle amm/ni locali, obbligandole a creare piste ciclabili (non corsie promiscue!) dove la sede stradale lo consente. Quella della casa avanzata è una … (evito di espormi a denunce); se esistessero le piste ciclabili, i ciclisti arriverebbero alla linea di stop, facendo, eventualmente, la fila tra loro.

  • <cite class="fn">vespaindiana</cite>

    Ciao Fabio, grazie per l’interessante approfondimento, soprattutto sulle misure per migliorare le modifiche al codice della strada, che non conoscevo e di cui riconosco il valore. A proposito del bonus, invece, avendo letto diversi articoli e pareri circa questa misura (ad esempio, il “benissimo il bonus bici da 500 euro” espresso da FIAB), rimango, con alcuni (pochi) contrario ad un utilizzo di soldi pubblici così poco mirato e, quindi, dalla dubbia utilità. Si, forse con il bonus potrei finalmente concedermi più a cuor leggero la Brompton di cui, da tempo, vagheggio l’acquisto ma, avendo io altre 6 bici (fra cui una pieghevole di meno nobili natali ma tuttavia efficace), non credo che i 500 euro da me “risparmiati” potrebbero minimamente contribuire a una migliore mobilità. Per non parlare del fatto che con il bonus potrei acquistare una “specialissima” o una MTB da downhill. Insomma, questo bonus, che temo in molti casi verrà utilizzato per comprare veicoli non “necessari”, mi pare rappresentare in maniera emblematica l’incapacità di attuare le politiche ambientali e per la mobilità di cui avremmo davvero bisogno.

  • <cite class="fn">Alfredo Garofalo</cite>

    Ok per gli incentivi, anche se non approvo la limitazione ai comuni con più di 50.000 abitanti. Io abito a due passi da Bergamo, per andare in centro città sono 7 km di strada senza incontrare un briciolo di verde, ma solo una sequenza di case e cemento. Tuttavia se un mio compaesano volesse acquistare una bici non avrebbe diritto all’incentivo, pur essendo nella stessa condizione di un milanese che abita in zona semicentrale. L’unica differenza è che a Milano si chiamano quartieri mentre a Bergamo, paesi ed hanno un proprio municipio. E lo stesso vale per gran parte dei capoluoghi del nord Italia.
    Gli interventi per la circolazione stradale sono follia pura. Già ora i cinquantini si piazzano davanti alle auto al semaforo e ad ogni scattare del verde sembra di assistere ad un gran premio di formula 1, figuriamoci se davanti agli assatanati dell’ora di punta ci mettiamo dei poveri ciclisti a fare da tappo.
    E la corsia dedicata così come prospettata? E’ una presa per i fondelli. Basta una riga bianca a proteggere il ciclista? E’ come per il cartello che invita a sorpassare lasciando la distanza di un metro e mezzo, chi lo fa? La dimensione della carreggiata resta la stessa, il povero ciclista magari finisce anche per illudersi di essere più al sicuro e presta meno attenzione a ciò che avviene alle sue spalle.
    Mi ricorda molto quelle strade assassine con una corsia centrale destinata al sorpasso in entrambi i sensi e delimitate da strisce discontinue. Per fortuna sono andate in disuso.
    Chissà perché ho la sensazione che sia l’ennesima legge per accaparrarsi il consenso dei potenziali elettori…
    Un caro saluto a tutti.

    • <cite class="fn">Alfredo Garofalo</cite>

      Ho detto cinquantini intendendo che già ora spesso fanno da tappo rispetto alle auto per le loro limitate prestazioni, non voglio essere razzista rispetto alle moto, tra l’altro anche io vado in moto.

  • <cite class="fn">Massimo</cite>

    Tanti dubbi sull’efficacia di queste misure. In merito alla corsia ciclabile, devo dire che la ritengo una buona idea, purtroppo ci vorrà del tempo perché gli utenti della strada ci si abituino, ma in altri paesi europei, molto più avanti su questi temi, è la normalità e funziona, così come la casa avanzata. Personalmente è da un po’ che aspetto gli incentivi per acquistare una bici, aspettavo quelli che prevedono la rottamazione, che ritengo più validi e più efficaci, non fosse altro che per il fatto che comunque incentivano a togliere dalla strada un mezzo che inquina e occupa spazio, ma anche lì…se saranno davvero limitati solo ai comuni interessati da procedura di infrazione per inquinamento, saranno molto limitanti, io per esempio non ne potrò usufruire, e continuerò a circolare con il mio scooter euro 2, nel mio comune per adesso “poco” inquinato. A volte, troppo spesso, buone iniziative di chi governa, sono offuscate da limiti a dir poco miopi.

  • <cite class="fn">Alessandro</cite>

    La mia voce è fuori dal coro. Vivo a Milano e sono un ciclista urbano: la bici è il mio mezzo di trasporto e faccio poco più di 3000km all’anno per casa-lavoro, spesa e commissioni varie (vacanze e “passeggiate” ciclistiche a parte). Per la mia esperienza, in una città come Milano, ben vengano le misure proposte. Certo, si potrebbe fare molto meglio, ma questo è un inizio e abbiamo davvero bisogno che qualcosa si muova. Le corsie ciclabili sono un’ottima cosa, sperimentate con successo in altri paesi, come la Germania, in cui ho vissuto per un periodo. Chi, come me, usa la bici quatidianamente per andare a lavoro, pedala già normalmente a fianco delle auto, spesso in vie molto trafficate (via Cenisio, viale Certosa, corso Buonarroti, corso Buenoe Aires, etc). Non ci sono alternative: le ciclabili “protette” non ci sono e dove ci sono – in alcuni casi – sono poco utilizzate, perchè…. inutilizzabili! (vedi Via Monte Rosa, Vincenzo Monti, etc). Sono pensate e realizzate per chi usa la bici la domenica con i bambini, non per chi usa la bici come mezzo di trasporto. Le corsie ciclabili sono economiche e iniziano a dare una delimitazione di spazi tra le auto e le bici. Rispetto a qualche settimana fa, ora c’è una striscia bianca per terra che dice agli automobilisti dove “termina” il loro spazio. Io, sinceramente, mi sento un poco più protetto. Non è molto ma è qualcosa. Il lavoro più arduo, a mio avviso, sta nell’educare gli automobilisti al rispetto delle regole. La viabilità promiscua è il nuovo approccio alla mobilità nei centri di tutte le grandi città europee (Gemania e Danimarca in primis) e si basa su una gerarchia chiara e sulla responsabilità degli utenti. A Milano, purtroppo, non ci sono controlli e tutti i giorni, da anni, vedo le stesse cose: alta velocità, passaggi con il rosso, guida con lo smartphone e parcheggi in doppia fila. Buona discussione e un saluto a tutti.

    • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

      Sono d’accordo con buona parte del commento, magari le misure proposte non sono la panacea a tutti i mali ma sicuramente da qualche parte bisogna pur iniziare. Speriamo che la spinta porti ad ulteriori progressi.
      Quando però si parla di “educare gli automobilisti” penso che si stia un po’ ricadendo nel ‘noi contro di loro”. Molti si muovono a piedi, in bici e in auto in momenti diversi, non sono categorie chiuse. Tutti vanno educati e responsabilizzati in quanto utenti della strada. Ci sono utenti che ignorano le regole per ogni tipo di mezzo di trasporto, o semplicemente si distraggono e sbagliano (chi è senza peccato scagli la prima pietra) – ciclisti compresi. Certo è che il ciclista che sbaglia ci rimette spesso di persona, se l’automobilista sbaglia è comunque il ciclista (o il pedone, o quello in vespa) a subire il danno maggiore.

      Un altro breve spunto: secondo me le corsie separate non sono (sempre) la soluzione migliore: se non sono ben pensate, il povero ciclista deve rallentare o fermarsi ad ogni intersezione con visibilità non ottimale, anche se avrebbe diritto di precedenza, abbassando drasticamente la velocità media. Stessa cosa per le corsie in sede propria (marciapiede) ma con uso misto: ottime per i cicloturisti o la nonna con i nipotini, molto meno per chi magari deve correre a lavoro e non vorrebbe fare lo slalom tra i pedoni.
      Categorie diverse avrebbero bisogno di soluzioni e infrastrutture diverse…

      • <cite class="fn">Alessandro</cite>

        Che dire… hai ragione. Ho peccato di “supponenza”, me ne sono reso conto un minuto dopo aver inviato il messaggio.
        Avrei dovuto scrivere che il lavoro ambizioso sta nell’educare i cittadini, come utenti della strada, non solo gli automobilisti. Io per primo, come ciclista, sbaglio e commetto degli errori (esempio pedalo sul marciapiede). Per il resto, mi auguro che questo sia un primo passo per un progetto di mobilità (ma non solo) che abbia come obiettivo principale quello di rendere migliore la vita nelle nostre città. Non parlo da appassionato ciclista, è un discorso molto più ampio, ma è provato che la bici possa essere davvero lo strumento migliore per avvicinarsi a questo risultato. Disincentivare l’uso dell’auto privata porterebbe a innumerevoli vantaggi: oltre a restituire suolo pubblico ai cittadini, renderebbe alcune zone più sicure perchè presidiate da pedoni o ciclisti. Innegabile il vantaggio (anche economico) dal punto di vista sanitario: meno inquinamento, più movimento da parte dei cittadini = diminuzione delle patologie cardio vascolari (la Danimarca ha guadagnato una percetuale del PIL con la salute dei suoi cittadini che si muovono in bici e non stanno ore in coda in auto). Ultimo, ma non meno importante: i dati (non le opinioni personali) delle città di mezzo mondo che hanno adottato tali scelte ci dicono che dove ci sono le piste ciclabili e le aree chiuse al traffico il commercio ci guadagna.

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ma no Alessandro, tranquillo. Qui l’unico con primato di supponenza sono io e prima di raggiungere le mie vette ce ne vuole, e si che ce ne vuole…

          Fabio

          • <cite class="fn">Alessandro</cite>

            Ah ahh ahhh! 😉

            Caro Fabio, riposati e pensa a rimetterti in forza che tutti noi abbiamo bisogno dei tuoi test e dei tuoi suggerimenti.
            A presto

            Ale

        • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

          Non volevo bacchettare, ci mancherebbe. Volevo solo far notare che, all’interno di un commento che condividevo in larga parte, quel pezzetto stonava… se non altro come espressione, perché sembrava ricadere nel “noi e loro”. Mi fa piacere vedere che fosse solo un vizio di forma. (E comunque alla fine questi sono commenti su un blog, non un trattato, mi rendo conto che è facile fraintendere). Per il resto sono molto d’accordo, anche con il secondo commento, ma non sarò l’unico in questo branco di ciclisti…

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