Bike sharing a Napoli: il disservizio perenne

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E’ trascorso tempo dal mio articolo in cui ponevo in risalto come non funzionasse questo benedetto bike sharing in salsa partenopea.

Articolo che inviai alla associazione che segue il progetto per offrire possibilità di replica; replica mai arrivata seppure a distanza di pochi giorni sono invece comparse entusiastiche interviste-zerbino sulla stampa amica.

Servizio gratuito per gli utenti giacché sperimentale; servizio costato non poco, non mi è chiaro se 1,6 o 2 milioni di euro, almeno per come si legge sulla pagina ufficiale. Ignoro quanto erogato al momento, leggere bilanci e rendiconti non è tra le mie capacità.

E in questo tempo trascorso non ho mancato di (tentare di) usare più spesso questo servizio, perché io non sono contro il bike sharing, e sarebbe davvero strano il contrario: sono contro le cose fatte male, e volevo capire se la sperimentazione, proseguendo, avesse fatto tesoro delle segnalazioni non solo mie sugli innumerevoli disservizi.

No, per niente. Anzi, la situazione è andata via via peggiorando.

All’apertura di nuove stazione annunciata trionfalmente (e comunque collocate in posti inutili per la reale necessità di mobilità urbana, cardine di un vero progetto di mobilità sostenibile) hanno fatto da contraltare i continui malfunzionamenti delle stazioni, quindi degli stalli, e le tante pecche nella gestione informatica.

Le mie sessioni sono state brevi e molto diradate nel tempo.

Brevi perché inutile andare a zonzo, le bici ormai le avevo provate. Diradate nel tempo perché otto volte su dieci non sono riuscito a prelevare le bici nei tre diversi stalli più vicini al mio raggio d’azione.

Per cui scendevo convinto, dopo essermi sincerato con la apposita app che le bici ci fossero; arrivavo allo stallo e le bici effettivamente le trovavo; provavo a prenderle e il display mi rimandava solo messaggi di errore.

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Sul fatto che la app proclamasse più bici in una stazione malgrado al momento lì ve ne fosse solo una ne scrissi già.

Probabilmente un problema di comunicazione tra stazione e centro di controllo o come accidenti si può chiamare.

Questa immagine è stata scattata mentre le app mi assicurava che lì c’erano quattro bici. Ah, per la cronaca: l’unica presente era lì solo perché lo stallo non funzionava, impossibile prenderla…

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Ma il vero colpo di classe è avvenuto stamattina. Stallo di via Toledo, io e altri con i telefoni che ci informavano che le bici erano sbloccate, la sessione con il timer che scandiva il tempo di utilizzo e l’unico inconveniente che le bici erano bellamente bloccate negli stalli.

Mail e segnalazioni guasti (manca un telefono diretto) ma nulla. Alla fine abbiamo abbandonato, ci siamo mossi a piedi.

Tornato a casa ho trovato un recapito telefonico, la mia sessione era a quasi 60 minuti, ossia a rischio blocco definitivo account. La sessione è stata azzerata, in compenso ho trovato un prelievo di 15 centesimi eseguito stamattina.

L’ho fatto subito presente, ho inviato la schermata che vedete in basso (dove la sessione risulta già azzerata) e  a seguire in corsivo la risposta ricevuta.

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Bike Sharing Napoli è un progetto di ricerca e la partecipazione alla sperimentazione è volontaria e gratuita, eccezione fatta per il 0,01 € che viene prelevato esclusivamente per verificare la validità della carta di credito o debito.
Non è previsto alcun costo per partecipare alla sperimentazione e i 0,15 € che hai visto nella schermata da te inviataci è solo uno dei vari test che stiamo facendo(più verificare le transazioni della tua carta).
La gestione dei dati della tua carta di credito/prepagata sul sito http://www.bikesharingnapoli.it/ è sicura al 100%. Le transazioni avvengono tramite Moneynet S.p.A., azienda leader dei sistemi di pagamento, su cui sono attivi i Protocolli di Sicurezza 3D Secure Code e Verified by VISA. Al momento della registrazione il sistema provvede a reindirizzare il tuo browser a un’area internet protetta dove inserire numero della tua carta di credito/prepagata. Bike Sharing Napoli non può vedere né salvare in alcun modo questi dati.
Per verificare la validità della carta di credito/prepagata verrà addebitata la cifra simbolica di € 0.01.
Dal momento che non si tratta di un servizio bensì di un progetto di ricerca è normale e plausibile che vi possano essere dei problemi tecnici durante la partecipazione alla sperimentazione.

Ti ricordiamo infine che qualora decidessi di non voler più far parte del progetto di ricerca basterà inviarci una mail richiedendo la disattivazione del tuo account e noi provvederemo alla cancellazione.

Saluti.

Io non metto in dubbio la buona fede e non contesto quindi che il prelievo sia solo “un test”; trovo molto scorretto non darne avviso agli iscritti al servizio

Così bravi nella comunicazione, il loro vero punto forte, sarebbe bastata una semplice notifica o una mail “Ciao carissimo utilizzatore/tester del nostro stupendo servizio di bike sharing; come sai stiamo sperimentando, potrebbe succedere che accedendo al tuo account troverai un prelievo di importo minimo. Tranquillo, siamo noi che giochiamo col sistema per vedere se ci arriva una botta di culo e qualcosa funziona, i tuoi soldi non li abbiamo toccati”.

Facile, no?

Molte le mail inviate stamattina, in una delle tante, col timer implacabile a rammentarmi di restituire una bici mai presa, ho scritto qualcosa come “Non funziona un cazzo”. Il che ha risentito il mio interlocutore telefonico, pronto a farmelo notare. Ho risposto che non rinnego ciò che ho scritto (e la prova è che io, sempre tanto attento alle forme, lo abbia riproposto qui…), non mi scuso e, credetemi, tra le persone imbufalite stamattina ne sono volate di peggiori.

E del resto avessi scritto “Non funziona una bici o una stazione” facile ribattere che ce ne sono altre 99 o 9. Con lapidaria sintesi ho cristallizzato il momento.

Al solito il blog è qui, aperto a ogni replica senza censure da parte mia.

Chi, responsabile del (dis)servizio vorrà intervenire potrà farlo liberamente. Non per me, io sono un semplice scribacchino non “embedded”; magari le decine di migliaia di persone che ogni mese visitano queste pagine potrebbero meritare maggior considerazione. Oppure leggeremo qualche altra intervista-zerbino che magnifica doti ed efficienza inesistenti. Non ne faccio una colpa al vice sindaco di questa città, che con le sue sperticate lodi faceva nulla più che recitare la sua parte, anche se almeno una volta sapesse di che parla male non gli farebbe. E in fin dei conti non mi sento nemmeno di farne una colpa a chi al progetto sta lavorando, non per amor patrio ma mai mi sognerei di pretenderlo; solo più onestà intellettuale, ecco tutto ciò che chiedo.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Gianluca Mignini</cite>

    Egr. Sig. Sergio, le scrivo in quanto responsabile del “disservizio” riscontrato stamattina sul sito, per rassicurarla del fatto che nessun prelievo è stato fatto o sarà mai fatto sulla sua carta di credito/prepagata, neanche a fini di test (e di conseguenza non le è stata inviata alcuna comunicazione).

    La voce relativa ai 0,15€ che ha visto nella sua area riservata, fa riferimento ad una nuova funzionalità, in fase di collaudo e che sarà disponibile nei prossimi giorni sull’app, che effettua una stima degli euro risparmiati rispetto all’utilizzo di un’auto per realizzare il tragitto tra le ciclostazioni di partenza e arrivo. Chiaramente la dicitura € è ambigua ed è stata prontamente rimossa dal sito dopo poche ore.

    L’unica transazione bancaria, di 0.01€, viene effettuata in fase di registrazione per la verifica dei dati anagrafici inseriti, attraverso la piattaforma Moneynet, protetta da crittografia SSL a 256bit e protocolli di sicurezza 3D Secure Code e Verified by VISA. Un prelievo non autorizzato, oltre che tecnicamente impossibile in quanto nessun dato relativo alle carte di credito è memorizzato sui nostri server, sarebbe oltretutto un reato PENALE, pertanto sarebbe gradita una rettifica all’articolo.

    Per il resto la sperimentazione a cui lei ha aderito, senza scomodare la “stampa amica” (ma amica di chi poi?), conta circa 7.000 utenti registrati, 26.000 sessioni realizzate e 6.300 ore di utilizzo delle bici in poco più di tre mesi. Quindi, per “onestà intellettuale”, forse è eccessivo parlare di “come (non) funziona il bike sharing” o “disservizio perenne”, sebbene sia la sua personale e legittima opinione.

    Ad ogni modo, conoscendo personalmente i ragazzi dell’associazione, sapranno sicuramente discernere le (poche) critiche costruttive dagli insulti (gratuiti, come il servizio che le stanno fornendo) e farne tesoro nel prosieguo della sperimentazione, che per definizione prevede una serie di test, prove, verifiche che talvolta possono impedirne temporaneamente la fruizione…

    Cordiali Saluti

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Buonasera, parto dalla richiesta di rettifica, che è inutile.
      Il testo recita chiaramente che è un test; ho riportato anche la mail che meglio chiarisce, quindi, poiché chi legge è sempre più intelligente di chi scrive, gli elementi ci sono tutti affinché sia chiaro che non vi è prelievo ma solo il fastidio di non avere preventiva comunicazione del perché del (fittizio) addebito.

      Adesso passiamo oltre; anche se per lavoro sono costretto a interminabili sedute davanti un monitor, la città la giro solo in bici (una delle mie, non potrei fare affidamento per le mie esigenze al bike sharing) e questo da moltissimi anni. Probabilmente da prima che alcuni dei ragazzi (prendo a prestito la sua definizione, ignoro se abbia valenza anagrafica) siano venuti al mondo.

      Posso parlare quindi con una certa esperienza di cosa significa spostarsi in una citta come la nostra usando i pedali. E come chiunque abbia altrettanta e anche meno esperienza potrà confermare, i mezzi scelti, per allestimenti e dotazione, mal si conciliano a essere usati all’ombra del Vesuvio. Ma questo è un dettaglio tecnico, sicuramente la grande esperienza maturata nel settore dalla società di gestione saprà come porvi rimedio.

      Sulla collocazione delle postazioni contesto, come tanti, la scelta di privilegiare una zona della città in cui non si avvertiva impellente necessità; ma certo l’impatto, la visibilità diciamo così, è maggiore, che se si fosse preferito l’importante zona est, dove risiedono uffici che vedono una enorme affluenza quotidiana e che mal sono serviti dal pubblico trasporto.

      I numeri citati sembrano darle ragione; ma i numeri, come le statistiche, vanno inseriti nel loro contesto. Ho il brutto vizio di spiegare le cose in modo semplice, lo farò anche stavolta, riproponendo un esempio che già usai.
      Se a una prima teatrale diciamo che il 100% dei posti a sedere è occupato sembra stiamo descrivendo un successo.
      Se però c’è solo una poltrona, beh, che dire, proprio un successo non è.

      Insulti non ne ho trovati nel mio scritto, né in quello precedente. Se si riferisce ancora alla email, io ancora ribadisco che mi assumo la responsabilità di quanto scritto e che non ho motivo di chiedere scusa. In maniera forte, ma ormai è intercalare comune e dubito non le sia mai capito di pronunciare quella fatidica (ma dalle tante possibili interpretazioni) parola con cui ho semplicemente affermato una verità.

      E cioè che seppure con tutta la tara dovuta alla sperimentazione il servizio funziona poco e male. E non è semplicemente una questione tecnica.
      E’ un problema di metodo, ideologico direi. In una città che solo a parole si fa vanto di essere amica del ciclismo, che spaccia per ciclabile una ciclabile che non esiste, si è scelto di sperimentare partendo già da posizioni sbagliate. Come se chi ha ideato il progetto non avesse chiaro cosa significa spostarsi in bici. Progetto premiato? Si, ma all’atto pratico slegato dalle reali esigenze di mobilità alternativa di una città assai particolare come questa.

      Mi ricordo uno dei primi assessori (forse il primo? Non lo so, cambiano di continuo in questa giunta) comunali alla mobilità che a distanza di mesi dal suo insediamento scoprì esservi le preferenziali al Rettifilo. Scusi assessore, ma la città di cui dovrebbe gestire la mobilità l’ha almeno vista su Google map?

      Ecco cosa manca davvero a questo progetto, i problemi tecnici si risolveranno: manca un piano sinergico e strettamente legato ai flussi di traffico, per neutralizzarli. A questo serve il bike sharing (e il ciclismo urbano) non a fare le vasche sul lungomare o lo struscio in centro. Arriverà? Ci sarà? Sarò il primo a brindare.
      La postazione di piazza Garibaldi da sola non basta.

      Aggiungo e mi avvio in chiusura; io di bilanci capisco ben poco e offro così su un piatto d’argento la possibile replica che lo stesso può dirsi anche per altro. Questi denari stanziati sono solo per la sperimentazione, giusto? Che durerà, mi sembra di capire, fino al 30 maggio.

      Dopo? Abbiamo buttato i soldi? Le bici torneranno in garage?

      Io mai vorrei che il progetto fallisse, come mai avrei voluto assistere allo sfacelo dell’ottimo progetto di ciclabile della precedente giunta; stravolto completamente, varato in fretta e furia per tutt’altre esigenze e rendendo la vita a noi ciclisti ancora più dura.

      Anche se non ci crederà non faccio altro che cercare di convincere le persone a usare questo servizio. E ci provano, in tanti ci provano. Ma spesso non riescono a prendere la bici…

      Fabio

  • <cite class="fn">vrevolo</cite>

    Caro Fabio, so da tempo che sull’argomento bikesharing la pensiamo diversamente e brevemente ne abbiamo parlato anche quando ci siamo visti, se non altro il mio punto di vista differisce nell’interpretare anche la fase di “sperimentazione” non perchè io ritenga che le cose vadano bene anche se non sono perfette, ma perchè lo interpreto come un passo importante verso una Napoli che mi piace di più ed indubbiamente si tratta di un servizio che nella sua realizzazione presenta maggior difficoltà nella nostra città rispetto ad altre. Ma mi riservo di confrontarci in modo più ampio con più rilassatezza (purtroppo gli articoli su questo tema capitano sempre in miei periodi di picco lavorativo 🙂 ). La chiave è che il bikesharing (in generale e non in particolare a Napoli) dal mio punto di vista deve essere guardato,esaminato e giudicato, non con l’occhio del “ciclista” ma con l’occhio del “cittadino”, si tratta di una differenza non di poco conto, ma resta il mio parere personale. Detto ciò non voglio mettere “carne a cuocere” perchè non avrei modo di rispondere alle giuste osservazioni che avresti da farmi e la cosa mi dispiacerebbe.
    Ritengo però che una precisazione sia d’obbligo, per quanto dici di non dover rettificare l’articolo, da quello che ho letto quei 0,15€ sono solo un importo che compare sul sito e non si è mai trattato di un prelievo nemmeno temporaneo. è vero che hai specificato che si tratta di un “test” ma parli sempre di prelievo sia prima che dopo (“…non metto in dubbio la buona fede e non contesto quindi che il prelievo sia solo “un test”…”) e questo non credo sia esatto (sempre da ciò che leggo anche nel primo commento) se quell’importo non è mai transitato sulla carta di credito perchè dal testo dell’articolo sembra che ciò sia avvenuto.

    ora purtroppo torno a temi meno stimolanti..

    un caro saluto

    lorenzo

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Lorenzo, “movimentazione” va meglio?
      Alla fine, come ho scritto, io ritengo sempre che chi legge abbia più buon senso di noi che scribacchiamo. Normativa in materia di stampa alla mano la rettifica ci vuole solo se la circostanza non è immediatamente comprensibile.

      Ma senza impelagarci in questioni di lana caprina, buone per noi pennivendoli/giuristi (oltre che giornalista pubblicista sono avvocato) io non ho mai guardato al bike sharing con l’occhio del ciclista in senso lato.
      Per me la bici, se la guardo con gli occhi della mia passione, non è un mezzo di trasporto ma solo di strumento di felicità.
      Il bike sharing lo guardo con gli occhi dell’esperienza più che trentennale nello spostarmi in città in bicicletta, ho iniziato a 12 anni…

      Napoli è piccola, ma più grande di quanto in tanti pensano, a iniziare da chi la ha circoscritta a due piazze, una strada e il famoso lungomare vandalizzato.

      Io voglio il bike sharing; io non voglio assistere all’ennesimo fallimento. E se non si supera, e qui non mi rivolgo a chi gestisce il servizio ma a chi male amministra questa città, l’assurda convinzione che la bici è solo un passatempo per le vasche a via Caracciolo e tanto basta, fallirà anche questo. Che la associazione che gestisce il servizio lo renda perfetto o meno conterà poco.

      E’ un circolo, una catena di comportamenti, progetti, idee: ogni cosa un tassello da incastrare in un altro. E ogni tassello deve essere cesellato alla perfezione.

      Fabio

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