Alberto bike denim

Come è fatto

Tempo di lettura: 7 minuti

Come è fatto

Apro al solito con le immagini ufficiali, lasciando le mie per i dettagli.

La vista frontale non lascia immaginare sia un pantalone dedicato a noi pedalatori quotidiani; certo, quel bordino luccicante sul taschino potrebbe farlo immaginare, ma da solo non basta.

Per raccogliere ulteriori indizi dobbiamo ruotarlo.

E qui l’anima ciclistica la vediamo; la vediamo nelle tasche sagomate e ornate di bande ad alta visibilità. Soprattutto la vediamo nei risvolti, dove da un lato capeggia il marchio e dall’altro una iconica bicicletta stilizzata. Ma c’è più di quanto questo breve esame superficiale lascia supporre.

Il primo elemento è il taglio in vita. Poggiandolo su un piano, così come ho fatto io, si nota la svasatura anteriore. In realtà non è la parte davanti ad essere tagliata ma quelle posteriore ad essere più alta. Per evitare che la schiena si scopra pedalando.

Non è l’unico “trucco” usato per mantenere il pantalone in posizione, ma lo vedremo fra poco. Per ora continuiamo con l’analisi esterna. Pantalone classico a cinque tasche, il taschino sormontato da una sottile banda ad alta visibilità.

Le altre due tasche ovviamente sono dietro, anche loro con efficace banda ad alta visibilità. Si nota il loro taglio svasato per assecondare la forma del sellino. Passanti larghi per la cintura. Una targhetta in cuoio reca incisa marchio e bici stilizzata, a indicare che è modello dedicato, appunto, al ciclismo.

Resto ancora sulla parte alta per mostrarvi l’altra furba soluzione per evitare che la schiena si scopra: una fascia interna in silicone con funzione anti-slip corre lungo tutta la vita.

 

Il realtà la fascia anti-slip è trasparente, anzi le fasce perché sono due, molto sottili. Con cura per il dettaglio che mi piace, sono applicate su una striscia di tessuto che reca impresso un “gruppone” di ciclisti 😀

Sono in zona, un accenno alle tasche anteriori; che sono molto capienti e morbide. Si riesce a pedalare anche con lo smartphone in tasca. Considerazione per nulla marginale vista la destinazione d’uso di questo pantalone.

Voi provate a salire in bici con uno smartphone da oltre 5″ in tasca e poi mi dite se riuscite a piegare la gamba. Praticità, in bici senza pensieri. Ottimo.

Adesso scendiamo.

La gamba stringe verso la caviglia, non in modo eccessivo ma quanto basta per evitare la necessità di fasce o mollette.

I risvolti, come abbiamo visto, sono caratterizzati da due stampe ad alta visibilità: marchio e bici stilizzata.

In dettaglio.

Sapete che ho una passione per gli elementi riflettenti; cioè, non per loro in quanto tali ma per la sicurezza in bici, dove l’alta visibilità diventa un fattore importantissimo. Sapete pure che sono del tutto incapace a fotografarli, restituendo la loro nitidezza. Dopo varie prove e qualche suggerimento, pur non riuscendo a settare la macchina fotografica coi giusti parametri (alcuni comandi per me sono del tutto incomprensibili) forse un miglioramento rispetto a foto proposte in altri test c’è; e se non c’è voi dite che c’è; ecco.

In dettaglio.

E ora le bande rifrangenti sulle tasche.

Questo tutto ciò che è visibile; ora l’invisibile, ossia il filato.

Tessuto morbidissimo, non elasticizzato come per altri pantaloni da bici informali, ma capace di seguire e assecondare il movimento senza alcun impedimento. In più vanta il trattamento Ecorepel, dove una spirale di paraffina avvolge le singole fibre.

La morbidezza resta inalterata e il pantalone è efficacemente impermeabile, senza sacrificare la traspirabilità.

Alla fine il tessuto comunque inizia a bagnarsi, ma l’acqua resta per parecchio tempo in superfice. Più di quanto ne serva a trovare riparo o rientrare a casa.

L’immagine sopra è stata scattata dopo 15 minuti da che ho bagnato il pantalone. Quindi ampio margine. Del resto non è capo da ciclismo sportivo ma urbano, quindi non possiamo chiedergli ciò che non è destinato a garantire. Offre comunque una impermeabilità ben superiore alle necessità degli spostamenti quotidiani.

Bene, abbiamo visto come è fatto; scopriamo come si comporta pedalando. Voltiamo pagina e andiamo alla prova su strada.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Samuele Gaggioli</cite>

    Bella recensione, come al solito. Il problema del cellulare si affaccia ciclicamente e ormai mi sono rassegato a girare o con lo zaino o con delle borsette da telaio, ma decisamente poterlo mettere in tasca sarebbe meglio.
    Una cosa slegata: che attacco manubrio avevi montato sulla London Road? Il RedShift ammortizzato (spero di non aver sbagliato il nome dell’azienda)?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Samuele, si è il Redshift che ormai vive in pianta stabile sulla LR tranne quando a causa di qualche test più particolare lo smonto per non falsare le impressioni.
      Questa del cellulare poteva sembrare una notazione di poco conto, ma parlando di un denim da usare in bici mi sono posto il problema della praticità. E mi fa piacere sia stato notato, sono uno che nei test spacca il capello in quattro e non è sempre facile immaginare ogni situazione tipo…

      Fabio

  • <cite class="fn">Gianni</cite>

    Ciao Fabio,
    bella recensione questa e tutte le altre relative ad abbigliamento specialistico ma dai tratti, come dire, “civili”.
    Io ho risolto il problema dei jeans in bici quasi per caso quando in un punto vendita Decathlon mi sono imbattuto nel manichino del settore arrampicata che indossava dei jeans marchio Simond che è il nome della linea dedicata alla specifica disciplina.
    sarà stata la posizione delle gambe del manichino che ricordava tanto il gesto pedalatorio, sarà stata l’illuminazione del momento,ma mi sono deciso a provarli e li ho trovati semplicemente comodissimi.
    Per 35€ scarsi ho voluto correre il rischio e…ne ho comprato un altro paio tanto sono comodi con la leggera elasticizzazione e morbidezza del tessuto e del taglio che assicura grandissima libertà di movimento soprattutto al cavallo ed alle ginocchia. Ovviamente mancano le accortezze del capo della prova pensato per il ciclista ma è un’alternativa che potrebbe essere presa in considerazione ad un prezzo veramente accessibile.
    A presto
    Gianni

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Gianni, quando a gennaio ho dato inizio alla sequela di test dedicati all’abbigliamento tecnico celato da un aspetto casual non ero del tutto sicuro sarei stato seguito. Invece, statistiche alla mano, si sono rivelati articoli molto letti.
      Anche io, come te e ne ho fatto cenno, sfruttavo abbigliamento Deca ma indirizzato ad altri usi. Grazie a taglio più largo e tessuto leggermente elasticizzato riuscivo a pedalare meglio rispetto a jeans normali.
      Ma, credimi, una volta che provi un denim specifico, questi o i Vaude recensiti a gennaio, scopri un altro mondo. La libertà di movimento è assoluta e non solo rispetto a denim normali ma anche a pantaloni come quelli che hai scelto e che usavo anche io.

      Fabio

  • <cite class="fn">Gianni</cite>

    Ciao Fabio, immagino. Tutte le volte che ho fatto il salto da abbigliamento “adattato” ad abbigliamento pensato per una specifica attività ho sempre riscontrato differenze che, come vedo, confermi anche tu. Così era per i capi da motociclismo così è per quelli da ciclismo.
    Beh, con le prove di abbigliamento cui ci stai abituando hai aperto a molti di noi lettori un mondo quindi…..continua così!!! 😉

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